LA GLOBALIZZAZIONE E IL FUTURO DELL’EUROPA: PARLA L’ECONOMISTA DANI RODRIK

La “vecchia” globalizzazione ha fallito nei suoi obiettivi e ora l’Europa è chiamata a svolgere ruolo di sviluppo “sostenibile” per far da mediatore tra Cina e Usa: lo racconta a “La Stampa” Dani Rodrik, professore di Economia Politica Internazionale alla J.F. Kennedy di Harvard. Per il membro della Pontificia Accademia delle Scienze dal 2020 – nomina diretta voluta da Papa Francesco – la situazione dell’economia mondiale è in una fase di profonda dialettica e incertezza: «la globalizzazione non è finita, anzi l’Europa può salvarla essendo mediatrice tra Usa e Cina».



Non è solo la guerra in Ucraina che ha aumentato le tensioni e le fragilità a livello globale, erano evidenti anche prima: «pandemia e guerra hanno reso più trasparenti le criticità». Cambiamento climatico e transizione energetica sono due degli esempi di quanto ancora può avanzare ed evolvere l’economia globale: «abbiamo avuto sotto gli occhi i fallimenti dell’iperglobalizzazione». Per Rodrik i problemi sono cominciati negli anni Novanta con la profonda disuguaglianza ed esclusione sociale nei Paesi avanzati: «l’integrazione economica non sempre è andata di pari passo con quella politica e istituzionale», riflette l’economista.



RODRIK: “UE DEVE GENERARE NUOVE POLITICHE VIRTUOSE”

Secondo Dani Rodrik la risposta alle tensioni internazionali è tardata per anni e ora serve “correre”: «l’iperglobalizzazione è insostenibile per molti», ma questo non significa che il modello globale sia del tutto negativo, come ogni cosa «gli eccessi possono essere negativi». Trump, la Brexit, i populismi e lo scontro con la Cina: su questi temi la globalizzazione ha visto i diversi fallimenti politico-economici, secondo l’economista scelto da Papa Francesco.

La Cina non è un pericolo ma va affrontata in maniera decisa secondo Rodrik: «lo scenario in cui la competizione geopolitica con la Cina è l’obiettivo delle maggiori potenze non è positivo», spiega ancora a “La Stampa”, «porta a frammentazione, deglobalizzazione e disaccoppiamento delle economie mondiali. Un quadro da incubo». Secondo Rodrik il capitalismo va ripensato ma non eliminato con l’apporto magari decisivo del modello europeo: «difendendo i propri valori e la democrazia l’Europa ha mostrato al resto del mondo che è in grado di elaborare politiche economiche e sociali capaci di combinare l’equità con il mercato». L’Ue insomma, conclude Rodrik, può essere un esempio virtuoso per Usa e anche per la Cina per la sua «moderna economia sociale di mercato».