“Preferiamo la pace o il termosifone acceso, o meglio ormai l’aria condizionata accesa tutta l’estate?”. Con questa semplice frase Draghi mostra tutta la sua incapacità politica, tutta la sua limitatezza della visione sulla realtà economica del Paese. Oppure…
Sapete come la penso: io non credo che Draghi non sappia o non capisca cosa stia accadendo e quali siano le conseguenze delle sue decisioni. Io penso che lui abbia tutto ben chiaro e che sia al posto a cui l’hanno invitato proprio per attuare quelle politiche criminali che stanno distruggendo l’economia italiana.
Secondo Bonomi, il Presidente di Confindustria che è tipicamente schierata su posizioni filo governative, il 16% delle aziende italiane, già oggi, ha sospeso o ridotto le produzione e se proseguiremo con queste condizioni, nei prossimi tre mesi, un altro 30% delle imprese italiane ridurrà o sospenderà le produzioni: “Vuol dire che metà degli impianti industriali andrà a scartamento ridotto. E questo è un problema non solo per le imprese, è un problema per il Paese”.
Beh, con il 48% delle imprese ferme (e molte ferme per sempre, perché fallite) certo che c’è un problema per il Paese. “La crescita dovrebbe essere la stella polare di questo Paese – ha continuato Bonomi in un convegno organizzato da industriali piemontesi – peccato che spesso le decisioni non vanno proprio in questa direzione, molte volte sono indirizzate al dividendo elettorale e poiché l’industria non vota, ha meno attenzione”. Quello che Bonomi non dice è che il Premier Draghi se ne frega delle elezioni, non ha problemi “dividendi elettorali” da riscuotere e quindi le decisioni “non vanno nella direzione” della crescita per una precisa scelta politica. E la scelta è quella di distruggere l’economia italiana perché le eccellenze italiane possano essere acquistate da investitori stranieri (e anche italiani) per un tozzo di pane, come già avvenuto in questi anni per tanti marchi di successo nel mondo e caratteristici del Made in Italy.
Del resto, con la sua battuta sui termosifoni Draghi non ha fatto che da eco a battute di altri, che gli hanno semplicemente spianato il terreno. Da Zingaretti che ha deciso l’abbassamento di un grado di temperatura negli uffici regionali, all’ultimo arrivato sindaco di Imperia Claudio Scaiola (ex ministro, quello che possedeva un appartamento al centro di Roma con vista sul Colosseo “a sua insaputa”), che ha prima deciso con un’ordinanza di abbassare di due gradi la temperatura negli uffici, poi di fronte alla richiesta di prolungare l’accensione dei riscaldamenti nelle scuole (visto questo insolito freddo di inizio aprile) ha detto di no: “Lo dico in maniera semplice e schietta, senza giri di parole, come sono abituato a fare: in Ucraina è in corso un massacro e davanti a questo non possiamo far finta di nulla. Mettere un maglioncino, ad aprile e per qualche giorno, non penso che sia un così grande sacrificio. Diciamocelo con la sincerità che ci contraddistingue”.
Si, diciamocelo chiaramente, l’idea di fermare la guerra in Ucraina mettendosi un maglioncino è allucinante e politicamente inaccettabile perché nel frattempo, proprio a causa della mancanza di gas (a un prezzo decente) stanno chiudendo le imprese.
Una cosa dev’essere chiara a tutti: siamo in guerra, ma non è una guerra Russia contro Occidente o Russia contro Nato: è una guerra dei super ricchi contro i popoli e l’arma principale di questa guerra è questa inflazione a lungo preparata da immissione di enormi capitali nei mercati finanziari da parte delle banche centrali. La pandemia e ora la guerra in Ucraina non hanno fatto che accelerare un processo già in corso. Proprio quei super ricchi che hanno moltiplicato le loro ricchezze durante la pandemia e che stanno continuando a moltiplicarle grazie alla crisi dovuta alle sanzioni (e non alla Russia) e si preparano a moltiplicarle ancora con la prossima pandemia, già prevista da Bill Gates, come se fosse il Mago Otelma.
Mentre Draghi dichiara guerra ai condizionatori, migliaia di installatori italiani ringraziano sentitamente. E mentre il Governo invia armi a una delle parti in conflitto rischiando così la guerra con una potenza atomica, l’Agenzia delle Entrate manda milioni di “Comunicazione di avvio del procedimento sanzionatorio” a circa cinque milioni di ultracinquantenni, un documento dal valore giuridico nullo che produrrà al più milioni di ricorsi e probabilmente di denunce ai soggetti autori di queste missive (i cui nomi e cognomi sono indicati in questa comunicazione) con conseguente intasamento delle procure.
Intanto in Francia sono arrivate le elezioni presidenziali e Macron, in evidente difficoltà, definisce il voto alla Le Pen come un voto alla Russia. E in Italia si inizia a parlare di dimissioni di Draghi per l’estate e di voto per ottobre. Giusto in tempo per evitare di essere al potere nel momento in cui vi sarà l’implosione dell’economia italiana?
E con che faccia si presenteranno agli elettori quei partiti (quasi tutti) che finora hanno tenuto in piedi questo Governo?
Si prospettano tempi interessanti.
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