Il premier della Polonia Donald Tusk ha rilasciato un’ampia intervista per Repubblica, nella quale ha ragionato sulla guerra che si prospetta sempre più (stando, almeno, alle parole di leader ed esperti) alle porte dell’Europa e che vedrà sfidarsi da un lato l’Occidente e dall’altro la Russia, con annesso tutto il resto dei suoi alleati orientali. La guerra, secondo il premier polacco, “non è più un concetto del passato. È reale ed è già iniziata più di due anni fa“.



L’Europa, secondo Tusk, è la prima volta che “si trova in una situazione del genere dal 1945” e teme che per quanto difficile sia “dobbiamo abituarci mentalmente all’arrivo di una nuova era. L’era prebellica” che sta diventando “ogni giorno più evidente”. Dunque, in questo contesto, l’unico obiettivo che gli europei dovrebbero perseguire è “quello di proteggere l’Ucraina dall’invasione e di tutelare la sua indipendenza e integrità”. Turk, unendosi a molti colleghi, rilancia la necessità, sempre in Europa, di “fare di più per la difesa, non per raggiungere l’autonomia militare nei confronti degli USA, ma per sfruttare meglio le nostre capacità e la nostra forza”.



Donald Tusk: “Il nuovo patto sui migranti non si può applicare alla Polonia”

Fondamentale, per la difesa europea, secondo Tusk sarà la “cooperazione tra Francia, Germania e Polonia“, con l’ultima che grazie alla sua posizione “e al suo attivismo nell’area, può svolgere un ruolo molto costruttivo”. Similmente, dal conto suo dichiara anche di voler “lavorare a stretto contatto con la premier Meloni. Ha già dimostrato che, quando si tratta di geopolitica e di interessi comuni, è europeista e responsabile”, ma sulle politiche interne si dice certo che “avrei difficoltà ad accettare le sue opinioni e i suoi metodi”.



Parlando, poi, di politica europea, Tusk ci tiene anche a ribadire che “purtroppo il Patto sui migranti non è una buona risposta ai problemi che affrontiamo in Polonia”. Nel Nord Europa, infatti, “l’immigrazione ha un volto diverso da quella a cui si assiste del Mediterraneo”, con “un’operazione orchestrata dal regime di Lukashenko al confine con la Bielorussia”. Una situazione che secondo lui dovrebbe portare ad una correzione “del diritto internazionale” regolato da “leggi nate in tempi completamente diversi”. Bielorussia e Russia, secondo Tusk, “deliberatamente e freddamente spingono migliaia di persone alla volta al confine” e seppur non sia sua intenzione “negare diritti e valore, l’alternativa non può essere l’impotenza”.