Diceva Mick Jagger che un gruppo rock non è una democrazia. Qualcuno deve comandare, altrimenti la band finisce per dissolversi in litigi continui. E’ così. Pensiamo ai Beatles, che si sono lasciati in mezzo a carte di avvocati e al rifiuto di riconoscere a McCartney la guida della band (guida che l’ex Beatle voleva non perché fosse un insopportabile narcisista, ma perché voleva bene ai Beatles e non voleva la loro fine). Pensiamo invece agli Stones che esistono ancora da oltre cinquant’anni, perché Jagger e Richards hanno da subito imposto la loro leadership. Il fondatore e primo leader era Brian Jones, ma sprofondò fino a morirne nella droga. Da allora, i nuovi ingressi hanno resistito solo pochi anni (Mick Taylor) o si sono rassegnati a rinunciare a ogni loro dote per “servire” il gruppo (Ron Wood, che così facendo ha guadagnato i soldi che da solo non avrebbe mai visto).



Poi ci sono le eccezioni. I gruppi sciolti da decenni, ma che continuano a litigare fra loro. E’ il caso dei Pink Floyd, che ci dice come spesso, spessissimo, dietro all’immagine che noi percepiamo di bellissime canzoni che ispirano pace e amore, ci siano persone capaci di arrivare fra loro all’odio più profondo. Possiamo ancora credere alle loro canzoni? Certo. Una regola importante da seguire per chi ama la musica è disinteressarsi il più possibile dell’uomo dietro all’artista: le sorprese possono essere molto amare se si supera “il muro”, per restare al gruppo inglese, della privacy.



I Pink Floyd come gruppo originale non esistono più dal 1985, quando un ennesimo litigio furioso portò Roger Waters a andarsene: non voleva più che la band esistesse perché, diceva, aveva esaurito il suo compito. Il bassista, maggior compositore del gruppo da quando Syd Barrett aveva dovuto lasciare per problemi mentali, era diventato sempre più despota e dittatore: decideva tutto lui. Anche perché Richard Wright era un cocainomane e David Gilmore non lo sopportava più. Una lunga causa legale portò al riconoscimento per i tre membri rimasti, Gilmour, Mason e Wright, della possibilità di usare il nome Pink Floyd. Ripresero così a fare tour e dischi, anche se il risultato non era uguale. Da parte sua Waters, a parte qualche deludente disco solista, ha passato la sua vita a portare in tour la sua opera più fortunata, il disco The Wall.



Nel 2005, incredibilmente, sembrò tutto finito: la classica formazione di Gilmour, Rick Wright, Waters e Nick Mason si esibì a sorpresa insieme al Live 8 di Hyde Park il 2 luglio 2005, il loro primo concerto in quasi 25 anni. Il tastierista Rick Wright è morto tre anni dopo, a 65 anni.

Tutto bene quindi? Non esattamente. I superstiti hanno continuato a litigare, si scopre adesso. In un video postato sulla sua pagina Facebook, Roger Waters racconta uno squallido retroscena: “Circa un anno fa avevo organizzato una sorta di summit per la pace tra i membri ancora in vita dei Pink Floyd a Londra, dove ho fatto diverse proposte per superare questa impasse. Mi dispiace dover dire che non ha portato a nulla. Proprio perché, se più di 40 milioni di voi sono iscritti al sito, è grazie a tutto il lavoro che noi cinque insieme abbiamo creato, una delle cose che avevo chiesto era di avere tutti uguale accesso alla pagina e ai social per condividere i nostri progetti”.

A far, apparentemente, infuriare David Gilmour il fatto che il bassista aveva caricato sul sito della band la sua versione live del brano Mother, un pezzo di The Wall. Gilmour lo ha rimosso. “Perché quel video non è disponibile sul sito dei Pink Floyd? La risposta è che sul sito non c’è niente di mio: David Gilmour mi ha bandito dai canali dei Pink Floyd”, accusa Waters.

Insomma: chi ha ragione? Un sito dedicato ai Pink Floyd deve mostrare anche lavori non dei Pink Floyd, anche se la canzone è conosciuta come dei Pink Floyd? O ci sono altri motivi che non sapremo mai. Roger Waters nel suo messaggio aggiunge però un particolare: “Polly Samson (moglie di David Gilmour, nda) ha caricato alcuni suoi streaming sul sito, e molte persone si sono lamentate”. E’ quindi tutto un problema di gelosie? 

Una cosa è certa: non stiamo parlando di ragazzini, ma di anziani che hanno superato i 70 anni di età. Ma si sa, quando ci sono di mezzo i soldi, non c’è rock che tenga… E soprattutto non c’è muro che crolli.