Sabato 28 dicembre 1895 è la data ufficiale di nascita del cinema, così tradizionalmente considerata perché quella sera, nel Salon Indien del seminterrato del Grand Café sul boulevard des Capucines a Parigi, i fratelli Louis e Auguste Lumière proiettarono per la prima volta a un pubblico pagante alcune “vedute” da loro riprese durante i mesi precedenti. Le cinématographe, cioè il cinematografo, era la macchina da essi inventata, brevettata il 13 febbraio dello stesso anno, con cui effettuarono le prime riprese e poi quella prima pubblica proiezione.

Quel giorno è rimasto iscritto nella storia, anche se la fotografia in movimento non era, allora, per niente una novità. Molti altri dispositivi simili al cinematografo erano stati realizzati nell’ultimo decennio dell’800, sia in Europa che negli Stati Uniti d’America, il più celebre e interessante dei quali era il kinetoscopio di Thomas A. Edison (proprio lui). Questo era una specie di grossa scatola entro la quale si guardava un breve filmato, facendo girare una manovella per muovere la pellicola.

Si trattava di una visione personale e singola, usufruibile da un solo spettatore per volta, per giunta messo in posizione scomoda. La macchina dei fratelli Lumière, invece, proiettando immagini di grandi dimensioni su una parete, consentiva una visione pubblica e collettiva, fruibile anche da diverse decine di persone riunite nello stesso luogo. Il cinematografo dava maggiori possibilità di sfruttamento economico, fu pertanto questo a imporsi, anche grazie al fatto che esso era tecnologicamente più avanzato di ogni altro meccanismo dell’epoca: era piccolo e trasportabile, realizzava immagini di buona qualità ed era semplice da utilizzare, perché consentiva di effettuare sia le riprese che le proiezioni con la stessa macchina, cambiandone soltanto l’obiettivo.

Così l’apparecchio meglio funzionante e più funzionale nel campo della fotografia in movimento fu quello costruito dai fratelli Auguste e Louis Lumière, industriali e inventori già titolari di vari brevetti, proprietari di una fabbrica di lastre fotografiche a Lione. La nascita del cinema si fa da allora coincidere con la presentazione (e l’affermazione) del loro marchingegno.

Come accadde per l’apparecchio fotografico, il nome del nuovo congegno fu derivato dalla composizione di due termini greci: kinema (movimento) e graphein (scrivere). Venne usato per primo da L.G. Bouly, per un suo brevetto depositato nel 1892 e trascritto come “cynématographe”: il brevetto di Bouly ebbe poi scarsa fortuna, mentre il nome, in specie nella sua versione abbreviata, cinéma, conoscerà il successo che sappiamo.

 

Il programma della prima proiezione pubblica dei Lumière comprendeva dieci “riprese animate” della durata di circa 50 secondi l’una (le prime bobine di pellicola tanto duravano). Tra di esse troviamo alcune vedute rimaste celebri, come L’Annaffiatore Innaffiato, oppure La Colazione del Bambino, nonché L’Uscita dalle Fabbriche Lumière, considerato il primo film della storia del cinema. La versione allora presentata di quest’ultimo era però la terza effettuata da Louis Lumière, la primissima delle quali, girata probabilmente nel marzo del 1895 (oggi in gran parte perduta), fu la proiezione prototipo che servì a presentare il nuovo brevetto presso la Societè d’Encouragement pour l’Industrie Nationale di Parigi, nella sua seduta del 22 marzo 1895. Ecco il motivo dell’importante primato detenuto dall’Uscita.

 

Una sola inquadratura fissa, frontale sul totale della scena: il cancello della fabbrica è aperto. Poco alla volta l’inquadratura si riempie, escono dalla fabbrica uomini, donne e ragazzi, dal centro della veduta sfilano sulla sinistra e scompaiono, qualcuno usa una bicicletta, c’è anche un grosso cane che saltella, poi arriva il portiere e chiude i battenti del cancello. Fine. Questo è il primo film della storia.

Il successivo Arrivo di un Treno alla Stazione di La Ciotat, proiettato nel gennaio del 1896, che riprendeva in prospettiva diagonale l’arrivo e la fermata di un treno con successiva discesa e salita di passeggeri, è rimasto celebre per la paura suscitata negli spettatori, nascostisi sotto le sedie convinti che il treno sarebbe uscito dallo schermo per schiacciarli. L’episodio testimonia semplicemente quanto potente fosse il mezzo da poco inventato.

 

Le due vedute descritte, tra le prime di una lunga serie, di cui già nel 1897 esisteva un catalogo diviso in “vedute”, “vedute comiche” e “vedute di viaggio”, testimoniano come quello dei Lumière fosse già da considerarsi cinema a tutti gli effetti. Infatti, esse possiedono le caratteristiche dell’organizzazione dello spazio nell’immagine, e della preparazione della scena finalizzata alla ripresa. Anche l’esistenza di più versioni della stessa veduta ribadisce che il cinema dei Lumière non era una semplice documentazione ripresa dal vivo, ma era frutto di una messa in scena preparata con cura. Non era una semplice riproduzione del reale, ma una consapevole manipolazione di esso, anche finalizzata a suscitare l’emozione e lo stupore del pubblico.

 

Fin dalla sua nascita, quindi, il cinematografico non è semplice documentarismo, riproduzione naturalistica dell’esistente, ma una manipolazione sull’esistente, un punto di vista scelto ad arte su di una scena preparata, al fine di ottenere immagini armoniose, ben organizzate e spettacolari. Il cinematografo dei Lumière diventa fin da subito cinema: una macchina che registra e proietta immagini in movimento per il solo piacere di vederle. Un’era nuova nasceva con il nuovo secolo: l’era del cinema, e di questa era si deve considerare Louis Lumière un vero e proprio pioniere, un autentico e consapevole metteur en scène (colui che mette in scena), cioè il primo regista cinematografico della storia.