La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia rende omaggio, nell’edizione che si è aperta ieri, alla figura di Vittorio Gassman. L’occasione è il decimo anniversario della sua scomparsa, avvenuta a Roma il 29 giugno del 2000. Il programma speciale, approntato per ricordare uno dei mostri sacri del cinema italiano, comprende la proiezione di due film: la versione restaurata di Profumo di Donna (D. Risi, 1974), e la prima mondiale di Vittorio Racconta Gassman – Una Vita da Mattatore, un documentario ricco di contributi inediti realizzato da Giancarlo Scarchilli con la collaborazione del figlio Alessandro.
La scelta del film di Dino Risi come simbolo di un’intera carriera pare appropriata. Infatti con il personaggio del capitano cieco Fausto Consolo, Gassman ci regala una delle sue interpretazioni più riuscite, che gli valse – tra gli altri – il premio come miglior attore al festival di Cannes. Il film documento di Scarchilli, invece, propone il percorso umano e professionale di Vittorio Gassman visto da dentro, cioè ricostruito a partire dai racconti e dalle dichiarazioni dello stesso Gassman.
Il documentario si compone di brani di interviste e di film popolarissimi, di spezzoni televisivi presi dal repertorio delle Teche Rai – in particolare c’è del raro materiale relativo ad un’autobiografia – e di numerose testimonianze di colleghi ed amici. A guidarci in questo caleidoscopio di ricordi ed emozioni è Alessandro Gassman, co-autore di questo film-omaggio, attore capace nonché, come sappiamo, figlio dell’indimenticato mattatore.
Personalmente, il primo film che mi torna in mente pensando a Gassman è I Soliti Ignoti (M. Monicelli, 1958), in particolare la scena nella quale lui, fingendosi agente di commercio, balbuziente dialoga imitando diverse inflessioni dialettali con una giovanissima Carla Gravina. Se poi sfoglio un libro che si intitola Commedia Italiana in 100 Film (che vanno dal 1932 al 1993) vi trovo il suo nome, tra i crediti dei film del dopoguerra, quasi ovunque. Semplice dato di fatto, che però testimonia come Vittorio Gassman sia certamente da annoverare tra le personalità più straordinarie del cinema italiano di sempre.
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Nato a Genova nel 1922, figlio di una pisana e dell’ingegnere tedesco Heinrich Gassmann, si trasferisce molto giovane a Roma, dove si diploma al liceo classico T. Tasso e all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Il debutto a teatro è del 1943, con la compagnia milanese di Alda Borelli. Si trasferisce poi al Teatro Eliseo di Roma, dove con Tino Carraro ed Ernesto Calindri forma un celebre trio, capace di recitare con eguale perizia su diversi registri, dalla commedia borghese al dramma ed alla tragedia classica.
La successiva esperienza lo vede impegnato nella recita dei grandi classici e dei contemporanei con la compagnia di Luchino Visconti: da Shakespeare a Tennessee Williams, passando per Ibsen e Vittorio Alfieri. Il debutto al cinema arriva nel 1945 con Incontro con Laura, pellicola di Carlo Alberto Felice oggi andata perduta. Il primo ruolo importante è quello del bel mascalzone Walter in Riso Amaro (G. De Santis, 1949), accanto ad una giovane e sorprendente Silvana Mangano.
Fino a tutti gli anni cinquanta, Gassman alterna l’attività cinematografica con quella in teatro, restando però ancora più legato a quest’ultima. Infatti nel 1952 fonda (con Luigi Squarzina) e dirige il Teatro d’Arte Italiano, che propone le opere dei grandi autori, da Shakespeare al teatro greco ed a quello romano. Sempre di quel periodo è un programma televisivo sul teatro intitolato Il Mattatore, il cui inatteso successo fa di questo titolo il soprannome che accompagnerà Gassman per il resto della carriera.
La svolta avviene nel 1958 con il già citato I Soliti Ignoti, nel quale per la prima volta al cinema interpreta un ruolo comico-brillante. Da allora in poi diventa quella la sua principale cifra espressiva al cinema, che farà di lui uno dei principali attori (e co-autori) della stagione d’oro della commedia italiana. Interpreta così decine di personaggi, alcuni dei quali divenuti veri e propri cult del genere: il soldato scansafatiche (in coppia con l’amico Alberto Sordi) de La Grande Guerra (M. Monicelli, 1959), il pugile suonato dell’ultimo struggente episodio de I Mostri (D. Risi, 1963), l’improbabile e spassosissimo Brancaleone da Norcia, protagonista di quel capolavoro di fantasia ed avventure farsesche che è L’Armata Brancaleone (M. Monicelli, 1966), e del séguito Brancaleone alle Crociate (M. Monicelli, 1970).
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Altra interpretazione indimenticabile è quella del Bruno Cortona de Il Sorpasso (D. Risi, 1962), film-simbolo della commedia nostrana, che mirabilmente sintetizza nel suo protagonista i pregi ed i difetti dell’Italia del boom economico. Dopo la stagione della satira di costume viene quella del cinismo: si inaspriscono i toni, la commedia si inoltra nel terreno della spietata critica sociale. Così troviamo Gassman nei panni dell’imprenditore siciliano Lorenzo Santenocito de In Nome del Popolo Italiano (D. Risi, 1971), personaggio cialtrone e spregiudicato il cui motto “la corruzione è essa stessa progresso” risulterà a posteriori sinistramente profetico.
Interpreta poi un personaggio similmente privo di moralità, specchio dei tempi, in C’eravamo Tanto Amati (E. Scola, 1974), non a caso la pellicola che chiude la grande stagione della commedia “all’italiana” propriamente detta. Negli anni della maturità prosegue l’attività cinematografica con interpretazioni di grande mestiere, anche se a volte ormai fatalmente di maniera, tra cui spiccano i ruoli recitati nei film I Nuovi Mostri (E. Scola, D. Risi, M. Monicelli, 1977), La Terrazza e La Famiglia (E. Scola, 1980 e 1987). Chiude la carriera al cinema con un ruolo secondario nel film La Cena di Ettore Scola (1998).
Nei giorni successivi alla sua morte, ho ancora un vivo ricordo di un Alberto Sordi sinceramente commosso in visita alla camera ardente, che in risposta all’intervistatore pronuncia parole di vero affetto per l’amico scomparso. Lo stesso che di sicuro nutre qualunque appassionato di cinema verso Vittorio Gassman, semplicemente un grande attore, un protagonista dell’arte e della cultura del secondo novecento italiano.