Prosegue, dopo la prima puntata pubblicata giovedì scorso, la rassegna dei principali film in uscita nelle sale cinematografiche italiane a gennaio: di certo non tutti si riveleranno, una volta terminati i loro titoli di coda, come delle pellicole alla lunga memorabili o effettivamente imperdibili, ma per il momento riconoscimenti ricevuti, aspetti della trama, nome del regista e/o componenti del cast artistico sono tali da richiedere un certa dose di attenzione e concedere un sufficiente margine di fiducia.

Qualcosa nell’aria – Après mai (in uscita il 17 gennaio), scritto e diretto da Olivier Assayas (classe 1955), arriva in sala con il premio per la miglior sceneggiatura a Venezia 2012. Il titolo originale del film (“dopo maggio”) colloca fin da subito nei primi anni Settanta la rievocazione storica che ne è il cuore, quindi nel periodo successivo agli avvenimenti legati al movimento del maggio 1968, imperniando il racconto sul personaggio di Gilles (in cui è da riconoscere il regista) e sul proprio gruppo di amici, ciascuno dei quali ha in sé qualcosa dello spirito che animava quegli anni, così pieni di vitalità e insieme di contraddizioni. Quel senso di insaziabile curiosità per il mondo e di autenticità di un percorso di maturazione comunque personale che Assayas è riuscito a restituire alle vicende narrate grazie alla fisicità dei suoi giovani attori ha commosso più di un critico al Lido.

Lincoln (24 gennaio) di Steven Spielberg – che narra le vicende del sedicesimo presidente degli Stati Uniti nei mesi della sua lotta per l’abolizione della schiavitù durante i sanguinosi anni della guerra civile (1861-1865) – già dalle sole fotografie di scena promette di essere un altro grande ritratto americano, il nuovo exploit recitativo del suo attore protagonista, quel Daniel-Day Lewis che ha punteggiato lo scorso decennio con due interpretazioni magistrali, “definitive”, incarnando prima Bill il Macellaio per Martin Scorsese (Gangs of New York, 2002) e poi Daniel Plainview per Paul Thomas Anderson (Il petroliere, 2007). Ci attende comunque un gran gioco di squadra visto che il resto del cast non è certamente costituito da semplici comprimari: Sally Field, Tommy Lee Jones, David Strathairn, Joseph Gordon-Levitt, James Spader e Hal Holbrook.

In Flight (24 gennaio) di Robert Zemeckis il premio Oscar Denzel Washington interpreta il ruolo di un esperto pilota di linea di nome Whip Whitaker, il quale, in seguito a un incidente occorso al proprio aereo, riesce miracolosamente a far atterrare il velivolo senza perdere quasi nessuna delle vite dei passeggeri a bordo. Subito dopo questo incredibile atterraggio di fortuna, il comandante viene considerato un eroe nazionale, ma con il passare del tempo emergono sempre più dubbi sulle vere cause di quanto accaduto e su ciò che è realmente successo sull’aereo dopo il decollo. Come ha dichiarato il regista, «quello che credo sia importante che i film facciano non sono delle prediche al pubblico, ma far sì che si identifichi in qualcosa e credo che in questo film tutti possano identificarsi nell’imperfezione dell’umanità. Tutti siamo un po’ imperfetti e di questo tratta il film».

In Darkness (24 gennaio) è il nuovo film di Agnieszka Holland (classe 1948) datato 2011, ma in uscita solo ora nelle sale italiane. Si tratta di una storia vera ambientata a Lvov (Leopoli) nell’allora Polonia (ora Ucraina) nel 1943, quindi nel pieno della spietata occupazione nazista. Leopold Socha è un operaio che svolge la propria attività nella rete fognaria cittadina, ma anche un ladruncolo che si ingegna quotidianamente per garantire di che vivere a se stesso e alla sua famiglia. Durante il proprio lavoro egli si imbatte in un gruppo di ebrei, rifugiatosi nelle fogne per sfuggire al rastrellamento del ghetto, che gli offre del denaro in cambio di protezione e aiuto. Anche se ciò potrebbe voler dire morte certa per lui e i suoi cari, quella che ha a quel punto inizio è una tanto serrata quanto comune lotta per la sopravvivenza.

Les Misérables (31 gennaio) è il nuovo film dell’inglese Tom Hooper, reduce dal successo planetario de Il discorso del re (The King’s Speech, 2010). La pellicola non è l’ennesima versione per il grande schermo del celebre capolavoro, ma l’adattamento cinematografico del musical che Claude-Michel Schönberg (musiche) e Alain Boubil (testi) trassero dall’omonimo romanzo di Victor Hugo (1862). La trama è nota: protagonista di questa storia ambientata nella Francia della prima metà dell’Ottocento è Jean Valjean (Hugh Jackman), appena uscito dal carcere di Tolone e in cerca di fortuna. Giunto in una città di provincia, vi diventa prima un fortunato imprenditore e poi il sindaco. Perseguitato dal locale ispettore di polizia Javert (Russell Crowe), è costretto a darsi nuovamente alla fuga, questa volta portando con sé la piccola Cosette, orfana di Fantine (Anne Hathaway).

11 settembre 1683 (31 gennaio) di Renzo Martinelli intende portare sullo schermo i fatti legati al fallito assedio turco di Vienna, punto di non ritorno del lento processo di decadenza dell’Impero ottomano e di svolta nelle vicende dell’Occidente europeo per come oggi lo conosciamo: i precedenti titoli di taglio storico del regista non rappresentano una garanzia (non riusciamo a sorvolare sulla grana “grossa” delle sue pellicole), ma l’episodio e le figure a esso legate che il film vuole ricordare al grande pubblico – staremo a vedere come – valgono sicuramente la pena di essere raccontati (gran cosa che si torni a parlare di Marco d’Aviano e di Jan III Sobieski), non fosse che dare una spolverata al manuale di storia di scuola superiore o ai libri dell’esame di Storia moderna prima di rituffarsi nel mare delle drammatiche notizie provenienti da Nord Africa e Medio Oriente.

 

(2 – fine)