“Questa storia è basata su fatti reali”, ci avverte la didascalia iniziale del film, prima che le immagini ci portino su di un ameno laghetto nella provincia di Fucheng, in Cina, dove troviamo due giovani innamorati alle prese con il momento fatidico dello scambio degli anelli. Purtroppo, però, per la giovane sposa e il futuro marito Jun una mucca cade a piombo dall’alto dei cieli proprio in quell’istante investendo la ragazza e sfondando la barca. Stacco di montaggio su fondo nero e titolo in ideogrammi cinesi: Un cuento chino, un racconto cinese, ovvero Cosa piove dal cielo?, come è stato reso nell’edizione italiana. Ulteriore stacco e immagine al rovescio di una vetrina di un piccolo negozio di Buenos Aires con la scritta “Ferreteria De Cesare” che inizia a ruotare per infine raddrizzarsi, seguita da un movimento in avanti della macchina da presa per andarci a presentare, oltre il vetro, la figura del proprietario, Roberto (interpretato da Ricardo Darín, già protagonista de Il segreto dei suoi occhi, premio Oscar 2010 per il migliore film straniero).



Sembra di essere tornati alla versione (anche se “in minore”) del famoso prologo di Magnolia (1999, Paul Thomas Anderson) o di stare ancora dalle parti del fulminante incipit di A Serious Man (2009, Joel e Ethan Coen). E invece questa è l’odierna Argentina ritratta da Sebastián Borensztein, che nel 2011 si è portato a casa sia il premio della critica che quello del pubblico alla sesta edizione del Festival del Cinema di Roma. Per i visitatori del Meeting di Rimini 2013 ci sarà l’opportunità di poterlo (ri)vedere questa sera alle ore 21:30 presso la Sala Cinema Edison D3 in quanto inserito come quarto e ultimo appuntamento nell’ambito de “Il Cinematografo – Programmazione cinematografica in collaborazione con Sentieri del Cinema”.



Novanta minuti scarsi di cinema che corrono via veloci, a raccontare in toni da commedia agro-dolce il “casuale” incontro e la forzata convivenza tra Jun (nel frattempo giunto a Baires con scritto sul braccio destro l’ultimo recapito conosciuto dell’unico parente rimastogli, un “tapuo”, uno zio) e il burbero e introverso Roberto: quel che sappiamo del primo ci è noto solo grazie all’incipit, del secondo ne sapremo di più, molto di più, quasi al termine della pellicola, un momento che saprà gettare finalmente luce sulla sua figura, segnata lei pure da un passato che non vuole andarsene ma sopravvive nei piccoli gesti di ogni giornata che meticolosamente si ripetono a quelli della precedente (come lo spegnere la luce dal proprio letto all’esatto scoccare delle 23). Con tanto di picnic in zona aeroporto con vista sugli aerei in partenza o in arrivo e lettura (e accurata raccolta) degli articoli di cronaca più bizzarri che si diverte a scovare nei pacchi di giornali che l’amico Lionel gli porta in negozio. Eppure, come gli scrive Marì (Muriel Santa Ana), innamorata di lui, «ci sono due cose che percepisco subito nelle persone: la nobiltà d’animo e il dolore, e tu le hai entrambe».



Oltre che essere – cosa non da poco! – un appassionato di cinema che ogni venerdì si fa recapitare anche una rivista specializzata con DVD incluso: la prima che vediamo passare di mano all’inizio del film è dedicata a Werner Herzog con Taxi Driver di Martin Scorsese, mentre sulla seconda copertina che ci capita di intravvedere a metà pellicola campeggia in stampatello il nome di Akira Kurosawa ed è abbinata a un film «in russo con i sottotitoli che compaiono ogni mezz’ora». Non male per un gestore di ferramenta che dal lontano 1982, reduce dalla guerra delle Falkland, si era “ritirato” dalla vita vissuta perché considerata assurda e senza senso, riducendosi a dividere il proprio tempo tra casa e negozio.

Fino al giorno in cui in zona aeroporto dallo sportello di un taxi ne è stato spinto fuori un giovane cinese che non sapeva una parola di spagnolo ma era destinato a rivoluzionargliela, la vita, perché tutto ha un significato: beh, bovini senza paracadute a parte, il racconto dell’“emergenza uomo” riesce a passare anche da imprevisti del genere…