«È quello a cui io tendo: fare dei film che uno può consumare senza preoccuparsi troppo di sapere bene la storia: musica visiva, ecco, immagini musicali. Voglio produrre storie che avrei voluto vedere io da bambino, quando correvo per andare al cinema e magari arrivavo che era già cominciato: immagini che non hanno niente di troppo reale, che risuonano nel cervello e nell’animo senza annoiare o preoccupare, che si ispirano alla bellezza e alla felicità. Perché voglio farlo col cinema? Perché io sono soltanto immagini: io sono le immagini di Godard, di Mizoguchi, di Kurosawa, di Ford, di Bergman, di Fellini. Io non sono che immagini cinematografiche. Io non sono io. Io sono il cinema di Welles… di Chaplin, di… di… di…».

Chi (nel 1980) si descrive in questi termini è sia l’ispiratore e creatore della saga di Guerre stellari («A long time ago in a galaxy far, far away…») che l’ideatore e produttore della figura dell’archeologo più celebre al mondo (con tanto di cappello e frusta d’ordinanza), Indiana Jones: vale a dire il regista, sceneggiatore e produttore George Walton Lucas Jr., uno dei padri indiscussi della moderna fantascienza su grande schermo, vero e proprio tycoon emerso negli anni della New Hollywood, che – nato il 14 maggio 1944 a Modesto, città della provincia californiana a 150 km da San Francisco – compie oggi 70 anni.

La grande passione della sua adolescenza sono le gare di macchine truccate, mentre il sogno nel cassetto è diventare un pilota professionista. A vent’anni un terribile incidente automobilistico lo costringe però per molto tempo in ospedale: si dice che proprio qui inizi a elaborare il concetto di “forza”. Si iscrive quindi alla Film School della University of Southern California, diventando in breve lo studente più brillante e realizzando diversi cortometraggi, fra cui THX 1138 4eb con cui vince il primo premio al National Student Film Festival del 1967. Nel 1968 una borsa di studio della Warner gli consente di partecipare alla lavorazione di Sulle ali dell’arcobaleno diretto da Francis Ford Coppola (che ha cinque anni più di lui): l’anno successivo i due fondano la American Zoetrope.

Il primo progetto che mettono in cantiere è la versione cinematografica di THX 1138 4eb, ovvero L’uomo che fuggì dal futuro (1971). Il film però è un insuccesso di pubblico, anche se va al Festival di Cannes e in Europa diventa col tempo un cult movie. A questo punto il ventisettenne regista fonda allora la sua casa di produzione, la Lucas Film Ltd. Nel 1973 scrive e dirige American Graffiti, il nostalgico racconto dell’ultima notte da liceali di quattro amici della provincia americana destinati a non rivedersi più. Come ricorda il tecnico del suono (nonché sound designer da Oscar per Apocalypse Now di Coppola) Walter Murch, «è il primo film in cui è stata utilizzata musica popolare per tutta la sua durata. Prima non lo si era fatto, anche perché acquistare le canzoni dalle case discografiche era considerato uno spreco quando lo Studio poteva registrarne di simili. Ma Lucas voleva i pezzi autentici, una colonna continua, come se venisse dalle radio che ascoltavano i protagonisti». L’exploit è clamoroso: a fronte di un investimento di 750.000 dollari, il film incassa 55 milioni nei soli Stati Uniti.

Intuendo che «[l]a sola area rimasta ormai per la mitologia è lo spazio profondo», nel maggio 1973 Lucas consegna al suo agente tredici pagine a interlinea due dal titolo The Star Wars, il suo “nuovo” progetto. Per la realizzazione degli effetti speciali previsti, fonda nel 1975 la Industrial Light & Magic: come spiega lo stesso regista, visto che «a Hollywood tutte le società specializzate in effetti speciali avevano chiuso bottega e il tentativo di sfondare con un film basato su effetti speciali in quel momento era considerato ridicolo e ingenuo, ho messo su una squadra di ragazzini, età media 23 anni. Eravamo 30-40 persone che si sono messe a fare un film di fantascienza. Non pensavo davvero di poter andare oltre».

Nel firmare il contratto con la Fox (dopo il rifiuto di diversi studios hollywoodiani), Lucas rinuncia al compenso chiedendo il 40% degli incassi e i diritti sul merchandising. A film ultimato, organizza una proiezione per una ristretta cerchia di amici al termine della quale l’unico ad avere un giudizio positivo è Steven Spielberg, secondo cui l’opera «[h]a una meravigliosa innocenza e sincerità, proprio come quella di George, e il pubblico lo amerà»: lo strepitoso esito della pellicola gli permette di girare gli altri due episodi della serie, L’Impero colpisce ancora (1979) e Il ritorno dello Jedi (1983). In tempi più recenti proprio Lucas e Spielberg – per la concezione industriale e l’importanza data allo sfruttamento commerciale – sono additati come i responsabili della “morte” del cinema, con la fine di ogni possibile libertà creativa.

Nel 1979 viene creata una specifica divisone della grafica computerizzata software e hardware nell’ambito della Lucas Film Ltd, che nel febbraio 1986 viene ceduta a un certo Steven Jobs: è l’alba della Pixar Animation Studios, una fucina di talenti che continua a stupire ancora oggi (anche dopo il passaggio alla Walt Disney nel gennaio 2006). Nel frattempo, insieme a Spielberg, crea la serie di Indiana Jones, che si protrae per quattro titoli nell’arco di ben ventisette anni (l’ultimo arriva infatti a quasi vent’anni dal terzo): I predatori dell’arca perduta (1981), Indiana Jones e il tempio maledetto (1984), Indiana Jones e l’ultima crociata (1989) e Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (2008). Tra il 1992 e il 1996 il celebre personaggio è invece al centro anche di una fortunata serie televisiva dal titolo “Le avventure del giovane Indiana Jones”.

Nel 1997, a vent’anni dall’uscita – dopo averne riveduto e corretto gli effetti speciali, aggiunto e ampliato alcune sequenze e digitalizzato il sonoro in THX -, Lucas ripropone la prima trilogia diGuerre stellari, dedicandosi poi alla lavorazione dei primi tre episodi della saga (di cui cura sceneggiatura e regia) con Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma (1999), Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni (2002) e Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith (2005): gli esiti sono disuguali, così come anche le reazioni da parte degli appassionati sono alterne.

A ogni modo, oggi tutti i fans della serie sono comunque tornati in grande attesa: Star Wars: Episode VII – scritto (insieme a Lawrence Kasdan) e diretto da J.J. Abrams (e con Lucas nelle vesti di “consulente creativo”) – risulta attualmente in fase di lavorazione, mentre l’uscita nelle sale statunitensi è prevista per il dicembre 2015. «May the force be with them!».