Le recenti dichiarazioni dell’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi riguardo alla sua probabile radiazione dalla F.I.G.C., sono l’ennesimo risvolto giuridico derivante dall’ormai noto caso “Calciopoli”. Ma cosa si intende per radiazione da un punto di vista giuridico-sportivo? Esso è il provvedimento più duro che può essere comminato da un organo di giustizia sportiva nei confronti di un soggetto tesserato in quanto, secondo quanto stabilito dall’art. 19, comma 3 del Codice di Giustizia Sportiva), lo “preclude alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della F.I.G.C.”.
In sostanza si tratta di una squalifica a vita o, meglio, di un’espulsione da quell’ordinamento particolare che è, appunto quello sportivo. Già, perché non dobbiamo mai dimenticare che lo sport e la sua organizzazione interna (Federazioni sportive in primis) si sono dotate di un sistema di giustizia autonomo e particolare rispetto a quello statale e che si fonda su un fondamentale pilastro: il c.d. vincolo di giustiza, ovvero quella prescrizione in base alla quale ai tesserati (giocatori, dirigenti, ecc.) ed affiliati (società sportive) è preclusa la facoltà di adire i Tribunali statali per la tutela dei propri interessi derivanti dallo svolgimento dell’attività sportiva.
La presenza di questo “vincolo” è dettata principalmente dalla necessità funzionale di sopravvivenza dello stesso ordinamento e per la necessità di affidare ad organi con competenze specifiche e tecniche la risoluzione delle controversie allo scopo di ottenere in tempo brevi (forse per “Calciopoli” questo principio è stato applicato fin troppo alla lettera!) le decisioni, garantendo, al contempo, al mondo dello sport un’autonomia e una indipendenza. Indipendenza ed autonomia che, si badi bene, non sono assolute in quanto – qualora vi sia la lesione di diritti costituzionalmente garantiti (es. la salute in caso di doping) o disciplinati da una legge ordinaria (violenza negli stadi, reato di frode sportiva,ecc.) – la giustizia statale concorre con quella sportiva.
Tornando a Moggi, ad oggi l’ex dirigente bianconero sta scontando il 4 anno di inibizione (squalifica) dei 5 che gli sono stati comminati con le sentenze della Corte Federale nel 2006 per violazione dell’art. 1, comma 1 del Codice di Giustizia Sportivo allora vigente, ovvero per avere posto in essere, con la propria condotta, un comportamento contrario ai principi di lealtà correttezza e probità. Inoltre, visto che nel suo caso (ed in quello del Dott. Giraudo) è stato applicato il massimo della pena prevista (5 anni), è stata fatta proposta al Presidente Federale di decidere in merito alla radiazione. In sostanza, secondo vecchio Codice (ovvero quello in base al quale si sono scritte le sentenze di Calciopoli) il provvedimento (discrezionale) di radiazione doveva essere firmato dal Presidente della F.I.G.C. che, all’epoca era addirittura commissariata.
Nel frattempo, però, è stato emanato un nuovo Codice di Giustizia Sportiva che affida la suddetta competenza non più in capo al Presidente federale, bensì agli organi di giustizia sportiva nella figura della Corte di Giustizia Federale la quale, in un recente parere, ha affermato che, essendosi consolidato (passato in giudicato) il principio di gravità previsto per la radiazione, la stessa dovrebbe applicarsi automaticamente, non essendo più possibile valutarlo con un nuovo giudizio. Ma allo stato, Moggi non è stato ancora formalmente radiato perché nessuno ha ancora firmato e fatto sapere – mediante notifica che è l’atto con cui il destinatario di un provvedimento giudiziario viene portato a conoscenza del medesimo – all’ex dirigente juventino che è stato precluso a vita da qualsiasi ruolo e rango federale.
I motivi potrebbero essere molteplici e sicuramente non tutti di natura strettamente legale: secondo lo stesso legale di Moggi Avv. Paco D’Onofrio, infatti, se si arrivasse alla radiazione del suo assistito, si andrebbero a violare una serie di principi giuridici tra i quali – il più importante – è quello della irretroattività della legge in chiave penalizzante. Pertanto, se Moggi arrivasse al termine della squalifica senza essere stato ancora radiato, lo stesso potrebbe ancora operare nel mondo del calcio o come dirigente tesserato, sempre che ne faccia richiesta e sempre che sul suo capo non vadano a pesare ulteriori sanzioni (ad es. quelle relative al filone di indagini “Calcipoli bis”) degli organi sportivi, oppure restandone “fuori”, ad esempio operando come consulente per le società sportive, cosa che in questi anni non ha potuto fare essendo infatti precluso ai soggetti tesserati di trattare con altri che siano stati inibiti o radiati dalla stessa Federazione.