Il processo “Calciopoli”, che vede imputati Luciano Moggi ed altri davanti al Tribunale di Napoli, continua a destare sorprese. Questa volta non ci riferiamo alla deposizione di un testimone o all’esito dell’ennesima intercettazione telefonica, bensì ad un aspetto strettamente tecnico-procesuale, ovvero dell’istanza di ricusazione (la seconda per la verità) avanzata dai Pubblici Ministeri Narducci e Capuano nei confronti del Giudice Casoria, ossia la Presidente del Collegio chiamato a pronunciarsi – a breve – sulle accuse mosse nei confronti della famosa “cupola” che avrebbe pilotato e falsato diversi campionati di calcio di serie A. Prima di analizzare la specifica circostanza, occorre capire che cosa si intende per “ricusazione” e quali sono, da un punto di vista giuridico, i suoi effetti sulla causa in corso. La ricusazione è una facoltà, concessa alla parte di un processo (sia civile che penale), di chiedere la sostituzione di un giudice quando lo stesso, per motivi previsti dalla legge, non appaia credibile nell’esercizio della sua funzione giurisdizionale, ovvero quando terzietà ed imparzialità del giudicante appaiono fortemente minacciate ed in pericolo.
Se la richiesta di ricusazione viene rigettata, nulla di fatto, se invece viene accolta il giudice ricusato deve essere sostituito con un altro ed il processo dovrà, di fatto, ricominciare da capo (a meno che le parti non si accordino per utilizzare tutti gli atti fin qui compiuti) con probabili rischi relativi alla prescrizione. Ma torniamo al processo “Calciopoli”: la motivazione della richiesta di ricusazione avanzata dai PM di Napoli sarebbe dovuta al fatto che, essendo la Dr.ssa Casoria sottoposta a procedimento disciplinare davanti al CSM per comportamenti irrispettosi nei confronti di colleghi (si citano episodi di insulti ad altri magistrati ed inopportuni giudizi sul funzionamento della giustizia a Napoli), la stessa ne verrebbe talmente condizionata al punto da avere un vero e proprio interesse al processo che potrebbe ledere il suo ruolo di soggetto terzo ed imparziale, venendo così indotta a decidere pensando solo al “vantaggio per la propria assoluzione disciplinare”.
Ad avvalorare la tesi dei PM si aggiunga il fatto che, gli stessi magistrati assieme agli altri giudici del collegio (i c.d. “giudici a latere”), sono testimoni dell’accusa al procedimento disciplinare nei confronti della stessa Casoria nel senso che, alcuni dei fatti contestati al magistrato napoletano in sede disciplinare attengono proprio a frasi, non di certo eleganti, che la stessa avrebbe rivolto proprio durante il processo di “Calciopoli” che, però, non attengono né ad un “anticipo di sentenza” né tantomeno ad un interesse “economico o morale” all’esito del medesimo procedimento. Oltretutto, il fatto che i PM ed i giudici a latere siano testimoni nel processo disciplinare è circostanza del tutto irrilevante, posto che non vi è alcun legame o connessione rispetto all’esito di “Calciopoli”: sia che si arrivi ad una assoluzione od a una condanna degli imputati poco cambia rispetto ai fatti che potrebbero portare la Casoria ad una censura disciplinare da parte del suo organismo di controllo, ovvero il CSM. Non posso credere che la Casoria possa volere assolvere Moggi solo per fare un dispetto ai PM Narducci e Capuano che testimoniano contro di lei nel distinto ed ininfluente procedimento disciplinare avanti il CSM! E allora quali possono essere le conseguenze di un ipotetico accoglimento della ricusazione da parte della Corte di Appello di Napoli (che è l’organo preposto a decidere su tale richiesta)?
La Dott.ssa Casoria non potrà più fare parte del collegio giudicante (formato da 3 giudici) e verrà, di conseguenza, sostituita da un altro magistrato. A questo punto, a meno che le parti non intendano concordemente utilizzare tutti gli atti già compiuti in sede dibattimentale (testimonianze, perizie, ecc.), il processo dovrà ricominciare daccapo e la prescrizione sarebbe un esito scontato ed ovvio, sempre che gli stessi imputati non vi rinuncino chiedendo un giudizio pieno sul merito delle accuse. In pratica, il processo potrebbe terminare senza che si possa arrivare a quella verità processuale tanto invocata dalle difese degli stessi imputati che, da anni, si battono per potere riscrivere pagine di una storia che, in una torrida estate del 2006, ha cambiato per sempre la loro vita sportiva e privata. Personalmente credo che la richiesta di ricusazione difficilmente verrà accolta visto che, peraltro, non la stessa Corte di Appello, non ha adottato alcun provvedimento cautelare (che, viceversa, avrebbe potuto adottare) per bloccare l’istruttoria del processo in attesa di definire la questione ricusatoria. Sarà dunque questo l’ultimo colpo di scena di “Calciopoli”? Domani, forse, lo sapremo…