In Liberia i diritti di gestione di un milione di ettari di foresta – il 10 per cento della superficie totale del territorio – potrebbero essere ceduti a una società privata con sede negli Emirati Arabi Uniti al fine di generare “crediti di carbone”. Questa l’indiscrezione riportata da Le Monde.

Secondo quanto ricostruito, a marzo è stato firmato un primo protocollo d’intesa e il contratto definitivo deve ancora essere approvato. La versione provvisoria – consultata da La Croix – prevede la cessione a Blue Carbon LLC dei diritti di gestire l’area forestale per trent’anni al fine di realizzare progetti di protezione della natura o di rimboschimento, ma a condizioni molto contestate dalle organizzazioni locali.



L’asse tra Liberia e Dubai

Secondo quanto ricostruito dagli esperti, molte aziende hanno approfittato di questi meccanismi per fare greenwashing, vantando la “carbon neutralità” dei propri prodotti quando in realtà si tratta solo di compensare le emissioni generate dalla fabbricazione di questi. Negli ultimi anni si sono inoltre moltiplicati gli scandali, con progetti finanziati con crediti di carbonio che si sono rivelati inutili – perché finanziano foreste già protette, ad esempio – o addirittura… inesistenti sul terreno. Il caso della Liberia potrebbe diventare un nuovo esempio di questi eccessi. L’area coperta dalla bozza del contratto rappresenta un quarto delle foreste primarie di questo piccolo paese dell’Africa occidentale. Mentre il documento, negoziato in segreto con il governo, sta per essere firmato, le associazioni locali contestano la legalità del progetto e temono che possa mettere a repentaglio i diritti di proprietà e le condizioni di vita di diverse centinaia di migliaia di abitanti delle zone interessate. Ma come riporta La Crox fino ad oggi non c’è stata alcuna consultazione pubblica. . Il contratto provvisorio menziona semplicemente che le parti non devono fare il massimo sforzo per ottenere il consenso libero, preventivo e informato delle comunità locali. “Prima che sia stato ottenuto questo consenso, il governo non può e non deve affittare ad aziende i terreni appartenenti alla comunità”, le parole di Saskia Ozinga, fondatrice dell’Ong Fern, specializzata in questioni forestali.



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