Il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung ha intervistato Josef Aschbacher, direttore dell’Esa (Agenzia Spaziale Europea), e Alexander Gerst, astronauta che conta già una missione di quasi un anno sulla Stazione spaziale internazionale, che hanno disegnato il futuro delle missioni spaziali tra Luna e Marte. La prima, infatti, sottolinea l’astronauta “è come il nostro ottavo continente” e rappresenta quello che “100 anni fa era l’Antartide”, ovvero una terra inesplorata e secondo molti inutile, ma in realtà ricca di informazioni.



La stessa Luna, spiegano, “diventerà uno spazio commerciale” dal quale “se noi europei non partecipiamo” rischiamo di venire tagliati fuori. Per stabilire la prima base sicura e permanente, tuttavia, secondo il direttore dell’Esa dovremo attendere “fino alla fine del 2030”. Per ora, infatti, le missioni saranno limitate “al Polo Sud”, per poi proseguire con le prime basi “dove gli scienziati potranno rimanere per periodi più lunghi”, che in ultima istanza “saranno presidiate in modo permanente“. Peraltro, le missioni sulla Luna secondo i due astronauti, saranno quasi totalmente sostenibili, come avviene sull’Iss, dove “ricicliamo il 98% dell’acqua e generiamo elettricità con pannelli solari”, estraendo acqua “dalla roccia lunare, la regolite” che ne è ricca e costituisce anche un buon “materiale da costruzione”.



“Per arrivare sulla Luna e su Marte servono i fondi dell’Europa”

Oltre alla Luna, però, si parla anche sempre di più Marte, che seppur sia “ancora un ordine di grandezza più difficile” del satellite terreste, rappresenta una validissima meta in futuro. Su Marte, infatti, si potrebbe trovare “vita estinta o addirittura esistente che si è evoluta indipendentemente dalla Terra”, mentre gli studiosi guardano anche al pianeta rosso “con preoccupazione perché un tempo era un pianeta favorevole alla vita. Ora è desolato e vuoto e abbiamo delle idee sul perché sia successo”, e che se confermate potrebbero aiutarci ad evitare la stessa sorte alla Terra.



Tuttavia, sia per arrivare sulla Luna, che su Marte, gli astronauti sottolineano l’importanza dei fondi e dei finanziamenti, che per quanto riguarda l’Esa sono piuttosto carente, specialmente se rapporti a quelli della Nasa o di Space-X. “L’Europa”, spiegano, “è lenta ed esitante“, quando in realtà “investire nello spazio è anche un politica climatica, industriale, geopolitica, di sicurezza e persino di sostegno socio-politico”. Recuperare il ritardo dell’Esa rispetto alle altre agenzie internazionali è possibile, tanto per la corsa alla Luna, quanto per quella su Marte, ma è possibile solo, concludono, “se l’Europa fornisce le risorse“.