L’arcipelago della Maddalena costituisce uno dei luoghi marini più belli del mondo, ma purtroppo da anni è invaso da una massa enorme di turisti che ne stanno alterando l’equilibrio, soprattutto perché l’assenza di controlli favorisce comportamenti che non rispettano di certo il luogo. Ne abbiamo parlato con il sindaco di La Maddalena, Luca Carlo Montella.
Signor Sindaco, un visitatore della Maddalena purtroppo da tempo non può non accorgersi dei problemi che affliggono l’Arcipelago, come per esempio dello stato molto precario della pulizia delle spiagge che lo compongono…
Su questo tema emergono i paradossi della coesistenza di enti che hanno competenze che si sovrappongono che poi alla fine non si sostituiscono. La competenza della raccolta dei rifiuti urbani spetta al Comune, al quale i cittadini, come nel resto d’Italia, versano una tassa apposita. Alla fine gli enti non possono partecipare, cosa che deriva dalla volontà dello Stato, per far quadrare i bilanci, di considerare il cittadino come fruitore del servizio e quindi come unico contribuente al suo espletamento. Ciò però lascia scoperti problemi gravi, perché se il Comune della Maddalena si compone di 11.000 abitanti è chiaro che d’estate il numero aumenta sensibilmente, calcolato intorno a 5 volte, ed è evidente che questo fenomeno non viene tenuto in considerazione. La differenza grava sul bilancio del Comune, ma il problema è anche un altro.
Quale?
Se vado in una spiaggia e non trovo dove mettere i miei rifiuti me li porto a casa e li smaltisco li. Non capisco come mai questa regola la seguiamo solo quando siamo all’estero, ma in Italia siamo spesso restii a seguirla. Ma se la plastica la genera il mare stesso, nel senso che ci viene trasportata dalle acque, allora sì, la dobbiamo raccogliere. E ci siamo organizzati sia con la Capitaneria, sia attraverso un gruppo di volontari: in questo modo abbiamo recuperato 11 tonnellate. Il problema è che questo è l’unico sistema possibile, quando ho delle norme specifiche che mi impediscono di assumere personale…
Qui sta il punto… no?
Faccio un esempio: il 14 giugno ho emesso un’ordinanza che proibisce sia di fumare nelle spiagge che di introdurre (nelle isole minori) beni monouso di plastica che non siano biodegradabili, fatta eccezione per i presidi sanitari. Bene: ma se a causa di regole di controllo di bilancio io non posso assumere personale anche quando la popolazione della zona si quintuplica, come la mettiamo? L’Italia si vuole reggere sul turismo, che è una risorsa importantissima per la nostra economia, oppure no? A tutto questo bisogna aggiungere un altro aspetto emerso con il tempo.
A cosa si riferisce?
Alla spersonalizzazione del senso di cosa comune, con il cittadino semplice testimone. Una volta se qualcuno sporcava la spiaggia glielo si faceva notare, oggi no, stiamo tutti in silenzio a subire. Ma l’Ente per la tutela del Parco, che non ha le restrizioni economiche del Comune, che fa? Eppure la sua missione è anche quella di educare oltre che proteggere l’Arcipelago e prevenire o risolvere le problematiche. Eppure da loro nessuna risposta, si fanno solo campagne pubblicitarie ma non passano mai all’azione. La Capitaneria sì quando ne abbiamo bisogno mette a disposizione i suoi mezzi. Non voglio sparare sulla Croce Rossa, ma le sembra normale che io come sindaco del paese debba emettere ordinanze di divieto di uso di plastica non biodegradabile o di fumo? Ci dovrebbe pensare l’ente del Parco, come succede in tutto il mondo…
Ma allora cosa ne pensa dell’invasione di natanti che non rispettano nemmeno la distanza dalle spiagge? Molta gente si chiede che fine faccia il contributo di sbarco che dovrebbe servire a risolvere finanziariamente i problemi dell’arcipelago…
L’ho istituito io ed è sostitutivo della tassa di soggiorno, il cui gettito è destinato a finanziare interventi di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, di recupero e salvaguardia ambientale, nonché interventi su turismo, cultura, polizia locale e mobilità nelle isole minori. Ma che cosa succede? Che con questi soldi posso effettuare migliorie alle strutture delle isole (guard rail sulle strade, riconvertire situazioni di abbandono di strutture), ma benché ciò non intacchi minimamente lo Stato, essendo un capitale generato localmente dal Comune, posso utilizzarli solo per comprare attrezzature, ma non per assumere personale e ciò per obbedire alla spending review che per anni ha permesso la sostituzione solo del 25% del personale che andava in pensione. Quindi se in teoria con il contributo potrei assumere il 100% del personale che mi serve, in tetto di spesa mi limita al 25% che ho citato. E sono ridotto con solo 4 vigili che devono a turno lavorare su di un territorio che conta in estate tantissime presenze.
Ma lo Stato è a conoscenza della situazione?
Ho scritto al ministero dell’Economia facendo presente l’assurdità della situazione, ma ancora non ho ricevuto nessuna risposta in merito. Ed è chiaro che con 20 vigili, che oltretutto non graverebbero sul bilancio dello Stato perché pagati con il contributo di sbarco, potrei pattugliare non solo Caprera, ma anche le spiagge delle isole minori e quindi poter esercitare un controllo effettivo. E quindi anche ottenere con il tempo il rispetto delle normative. E non possiamo neanche indire concorsi se non abbiamo le coperture: anche in caso di stagionali, che in altri comuni con gettito superiore al nostro possono garantire contratti più lunghi nel tempo. Sono, come Sindaco, responsabile della Protezione Civile, ma non ho fondi sufficienti nemmeno per pagare gli straordinari: lo Stato deve mettere in condizioni gli enti locali non solo di poter far partire i progetti, in questo caso di turismo ecosostenibile e responsabile, ma pure di poter provvedere alla sicurezza e, per i Parchi nazionali, di rafforzare gli organici. Anche della Forestale che, come nel nostro caso, a malapena può effettuare controlli antincendio.
(Guido Gazzoli)
(2- fine)