I collegamenti e gli affari tra mafia cinese e ‘ndrangheta

Una recente inchiesta delle Fiamme Gialle di Bologna è riuscita ad appurare per la prima volta un collegamento diretto tra la mafia cinese e quella italiana, in particolare la ‘ndrangheta. Una lunga ed articolata operazione da parte della Guardia di Finanza con indagini avviate già precedentemente al Covid e che si sono intrecciate con altre operazioni condotte sul suolo italiano, per un totale di decine di migliaia di euro di giri d’affari.



L’inchiesta delle Fiamme Gialle di Bologna sui collegamenti tra mafia cinese e ‘ndrangheta, ma anche camorra, è stata nominata “Aspromonte Emiliano” e vede nella criminalità organizzata cinese un ruolo di “banchiere” per i criminali italiani. Ruoli invertiti, invece, negli scambi al centro delle indagini chiamate “Sciacallo-CashBack“, con le quali si sono scoperti trasferimenti di denaro tra Italia e Cina da parte di società tessili in merito a prestazioni inesistenti. Infine, vi è una terza operazione delle Fiamme Gialle sulle interazioni illecite tra mafia cinese e ‘ndrangheta, chiamata “Madreperla” e che ha analizzato il ruolo della storia camiceria Marol1959, acquisita da due coniugi cinesi e poi trasferita alla  società con sede in Cina Newco, che ha infine “riciclato” il marchio su altre piattaforme.



L’operazione Aspromonte Emiliano delle Fiamme Gialle di Bologna

Tre le tre inchieste che hanno appurato i collegamenti tra mafia cinese e ‘ndrangheta la più recente ed articolata è “Aspromonte Emiliano” che non è ancora riuscita ad appurare l’entità totale del giro d’affari. Il meccanismo dietro agli scambi vende nella criminalità cinese il ruolo, appunto, di “banchiere“, acquisendo le banconote “sporche” dei giri d’affari illeciti italiani (spaccio di droga sopra a tutti gli altri), per poi ripulirle in Cina e ritrasferirle a chi ha commissionato lo scambio.



Così, la mafia cinese ripulisce i soldi sporchi della ‘ndrangheta, ritrasferendoli su conti correnti sicuri e contabilizzandoli con operazioni, nella realtà, impossibili da verificare dato che avvengono sul territorio cinese. Centrale, nell’indagine di Bologna, è il ruolo del 49enne cinese Jiang Chunjian, residente a Casalecchio di Reno e chiamato, in alcune chat scoperte dagli inquirenti, proprio “il banchiere”. Il costo per la ‘ndrangheta di un’operazione di pulizia dei contanti da parte della mafia cinese può raggiungere fino al 12% del totale ripulito, con una media del 6/8%.