La mafia utilizza sempre di più i social ed in particolare su TikTok. E’ la denuncia del procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, in occasione della presentazione del Rapporto “Cyber organized crime. Le mafie nel Cyberspazio”, sottolineando appunto come le organizzazioni criminali stiano cercando di sfruttare sempre di più i social media di modo da infiltrarsi nelle scuole e reclutare i giovani. Come si legge su OrizzonteScuola.it, Gratteri ha voluto porre l’accento sull’evoluzione delle mafie nel tempo, in grado di adattarsi ai cambiamenti sociali.



All’inizio, infatti, la criminalità organizzata era solita scambiarsi i famosi pizzini, quindi la successiva evoluzione con la pubblicità e l’acquisto delle squadre di calcio, ed ora l’utilizzo dei social media come mezzo per diffondere il proprio “credo”. La mafia italiana non è stata comunque la prima ad utilizzare Facebook, Instagram, TikTok e via discorrendo visto che i precursori in tal senso sono stati i temutissimi criminali messicani, mostrandosi sul web ricchi e potenti, ostentando quindi belle macchine, viaggi e orologi, e inviando anche messaggi di minaccia e di morte ai cartelli rivali.



NICOLA GRATTERI: MAFIA E SOCIAL, I PIONIERI SONO STATI I MESSICANI

Inizialmente hanno usato Facebook dopo di che sono sbarcati su TikTok per via del fatto che la piattaforma cinese è quella maggiormente frequentata dai più giovani, la fascia di età più facilmente “corruttibile” nonché quella che consuma di più pur non disponendo di grandi risorse economiche. Così come fanno spesso e volentieri gli influencer, attraverso TikTok le mafie mostrano capi firmati ma anche banconote, auto sportive e di lusso, orologi d’oro e tutto ciò che potrebbe attirare l’attenzione di un giovane in cerca del “soldo facile”.



Secondo il procuratore Grattieri si tratta di un messaggio particolarmente preoccupante soprattutto per quanto riguarda alcune aree del nostro paese come ad esempio Secondigliano o Caivano, teatro quest’ultimo di numerosi fatti di cronaca nell’ultimo anno, e contesti dove i giovani sono più vulnerabili e attratti dalla malavita.

NICOLA GRATTERI: “LA MAFIA SI FA VEDERE RICCA SUI SOCIAL”

Il procuratore di Napoli si è detto infine preoccupato in quanto le istituzioni non starebbero prendendo sul serio la minaccia che rappresenta appunto la presenza delle mafie sui social. Inoltre si è detto molto critico nei confronti del fatto che ad oggi è difficile trovare il personale con le competenze che sia in grado appunto di avere la meglio su queste sfide del cyberspazio. Infine Gratteri ha invitato a parlarne in quanto “il silenzio è complicità”.

Gratteri aveva denunciato queste nuove risultanze già lo scorso mese di marzo, quando aveva spiegato: “TikTok è la vetrina delle mafie: si fanno vedere ricchi, firmati, con tanti soldi e dicono ‘noi siamo il nuovo modello, vuoi diventare come noi?’. I giovani non strutturati si trovano avviluppati e pensano che quello sia il loro futuro. I social per i mafiosi sono una sfida alle istituzioni, un’esternazione di arroganza”. Speriamo che il suo appello non rimanga inascoltato.