Il Grande Oriente d’Italia prosegue la battaglia per riappropriarsi dei locali di Palazzo Giustiniani, attualmente ceduti forzatamente al Senato della Repubblica. Un contenzioso portato avanti dalla Massoneria da tempo e che ora è passato alla Corte di Cassazione, dopo il ricorso sulla sentenza dello scorso ottobre. Il Gran Maestro Stefano Bisi, in rappresentanza della più numerosa ed antica obbedienza massonica d’Italia, ha scritto una lettera al Presidente La Russa, per chiedere un nuovo accordo sullo spazio, ora sulle pagine del Corriere della Sera, dopo la mancata risposta, ironizzando afferma “Non ci resta che chiedere aiuto a Gianni Morandi: visto che piace tanto a Ignazio La Russa, che l’ha invitato a cantare a Palazzo Madama, magari lui può mettere una buona parola anche per noi massoni…”.
Lo sfratto dalla storica sede di Roma era già avvenuto ai tempi del fascismo, quando Mussolini inviò gli squadristi con le spranghe, e “il nostro direttore amministrativo, Giulio Bacchetti, mise in salvo il collare del gran maestro nascondendolo tra le fasce del nipotino in culla.” Ricorda Bisi. Da quel momento Palazzo Giustiniani è rimasto al Senato, e tutti i ricorsi sono stati respinti negli anni, la guerra quindi ora prosegue nelle aule giudiziarie.
La Massoneria chiede spazi a Palazzo Giustiniani, il Senato non risponde
Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia chiede che siano dati indietro i locali di palazzo Giustiniani ad uso della Massoneria, si appella ad accordo del 1991, secondo il quale da Palazzo Madama era arrivata l’autorizzazione a concedere alcuni spazi, in particolare una porzione del fabbricato di 120 metri quadri. In questa area, Bisi afferma che verrebbe realizzato un museo della massoneria, che all’interno custodirà diversi cimeli storici, tra questi anche il poncho di Garibaldi.
“Lo intitoleremmo a Meuccio Ruini, anche lui massone, e colui che presiedette la ‘Commissione dei 75’ incaricata di redigere nel 1946 il testo della Costituzione“. Ma sia da parte dei giudici, che del Senato, la soluzione con l’accordo non arriva. Il contenzioso quindi è destinato ad andare avanti e Bisi dice “È un vero peccato, forse La Russa non sa che anche l’inno dal quale il suo partito ha preso il nome, è stato scritto da due patrioti massoni: Goffredo Mameli e Michele Novaro“.