IL CLIMATE CHANGE E LE ACCUSE CONTRO L’UOMO (DA UOMINI): PARLA IL PROF. LUMERA

Un tempo era Greta Thunberg con gli scioperi dei “Fridays for Future”, oggi la lotta al cambiamento climatico (o climate change) è di fatto globale: governi, ONU, associazioni, sigle ambientaliste, imprese, multinazionali, non ne esiste luogo del mondo (occidentale) dove almeno a parole non si imperni il proprio core business su termini come “sostenibilità”, “ambiente”, “natura” e quant’altro. Ebbene, osservando però l’editoriale sul “Corriere della Sera” del professor Daniel Lumera, insigne biologo naturalista, scrittore ed esperto di scienze del benessere, una linea (immaginaria) ci pare essere stata valicata.



In poche parole, il paper del docente insiste sulla pericolosità globale dell’uomo e della sua mente, considerati «il peggior agente inquinante del pianeta»: sebbene sia dotata di intelligenza, è proprio l’acume dell’uomo a mettere a rischio animali e ambiente circostante. Siamo come dei bruchi, accusa Lumera, degli «stadi larvali che divorano incessantemente le risorse naturali circostanti». La mente umana è l’agente inquinante peggiore al mondo, molto più della plastica, dello smog e delle emissioni: tale “mente” è governata dall’egoismo, dal guadagno e dall’infischiarsene dell’equilibrio naturale e interconnesso di “madre Terra”.



IL RISCHIO IDEOLOGIA E LA “MENTE DA CAMBIARE”

Da ultimo, l’uomo non è neanche così intelligente da capire tutti questi rischi, conclude Lumera, e dunque occorre un “cambio di mentalità”, anzi un vero e proprio “cambio della mente” per formare teste ecologiche in grado di prenderci cura del nostro pianeta. Ora, posto che purtroppo il tema ambientale esiste e che di “cambiamento climatico” è nel corso dei secoli che le tematiche si ripercorrono con novità e catastrofi ogni tot., la scienza è divisa più di quanto si creda a livello mediatico non tanto sul negazionismo, ma sul fatto che non per forza l’uomo sia il vero protagonista (sempre) dei disastri inquinanti. Secondo Lumera l’uomo da bruco un po’ poco intelligente deve trasformarsi in farfalla, con la Terra che è la nostra crisalide e che attende con impazienza che l’uomo si “inchini” alla sua potenza.



Quando però si prova a mettere sul tavolo le varie ipotesi e soluzioni circa le problematiche ambientali, ecco che il mantra di parte della scienza parte con l’asserire che non esistono altre verità se non quella insindacabile del “cambiamento climatico causato dall’uomo egosista e pericoloso”. E così, quando ci si appella nel voler “cambiare la mente”, un brivido e rischio di “ideologia” appare scorgersi all’orizzonte: dai deliri green che l’Europa inizia, in parte, a mettere in discussione dopo anni di martellante campagna “pro-Greta”, alle questioni più serie di come poter ridurre emissioni ed inquinamento giustamente per contribuire ad un ambiente più sano e sicuro, il rischio forte delle ideologie ambientaliste non solo non aiuta ma peggiora il dialogo scientifico già di per sé piuttosto compromesso.

Ritenere che il riscaldamento globale sia solo colpa dell’uomo è un azzardo che non tutta la scienza ammette, anzi: nei periodi di massima combustione fossile della CO2 nel dopoguerra, ricorda il professor Franco Battaglia, “nemico” delle tesi sul cambiamento climatico responsabile dell’uomo, «la temperatura diminuiva, tanto è vero che dopo 30 anni, negli anni 70 si temeva il raffreddamento globale, […] poi nel 1980 le temperature hanno ripreso ad aumentare e l’allarme è stato di riscaldamento globale». In poche parole, non abbiamo emissioni solo antropiche e non sono per forza responsabili del caos ambientale odierno e futuro: serve certamente trovare un modo e uno stile di vita più sostenibile ma è proprio l’intelligenza umana, la capacità di scoperte tecnologiche e la morale etica come “faro” del proprio agire a permettere al mondo di potersi salvare. Essere considerati “bruchi” senza una vera mente “giusta” solo perché non la si pensa come l’opinione dominante, siamo sicuri che sia un metodo molto “intelligente”?