La Necropoli di Norchia, nascosta o per meglio dire custodita in un bosco non lontano da Roma, rappresenta una delle tante, piccole chicche che il Lazio nasconde nel suo entroterra dato che questa “città dei morti” rupestre è indubbiamente uno dei siti archeologici di maggior fascino e ricchi di misteri dell’intera penisola italiana: si trova infatti in provincia di Viterbo, nei pressi del comune di Vetralla, un luogo dall’estensione considerevole e che, proprio per il fatto di essere oggi nascosto irrimediabilmente dalla vegetazione, non è nemmeno facilmente mappabile. Qui, un tempo, vi sorgeva l’antica città di Norchia, situata lungo la Via Clodia e che secondo gli studiosi rappresenta uno dei siti di origine etrusca di maggior interesse grazie a migliaia e migliaia di tombe rupestri e sepolcri oltre che per i resti del borgo e del castello che ovviamente invece risalgono ad epoche successive. Andiamo a scoprire quali sono i segreti della Necropoli di Norchia, oggi visitabile a piedi e dunque tappa ideale per gli amenti non solo dell’escursionismo ma anche dell’archeologia visto che tra i resti ancora in discreto stato di conservazione non ci sono solo quelli medievali, romani e risalenti ad epoca etrusca, ma pure alcuni databili nel periodo preistorico.



LA NECROPOLI DI NORCHIA VICINO ROMA

La Necropoli di Norchia, nonostante sia sconosciuta a tante persone proprio perché invasa dalla vegetazione, è in realtà un sito archeologico ricco di storia e che affonda le radici in un tempo remoto: come accennato, le prime tracce di insediamenti umani si fanno risalire al Paeolitico e poi anche all’Età del Bronzo ma è ovviamente con la civiltà etrusca che abbiamo le testimonianze concrete della cultura locale (a partire dal VI secolo a.C. e fino al III a.c.). È in questa fase che vengono realizzate le tre necropoli rupestri, con le tombe scavate nella roccia e nelle quali la camera sepolcrale era ricavata più in basso attraverso un corridoio appositamente realizzato. Successivamente, durante l’Età Romana, il sito che sorgeva accanto alla Via Clodia fu annesso al “municipium” di Tarquinia e continuò a essere utilizzato come pure accadde in epoca medievale (pare che le tombe vennero utilizzate tranquillamente come abitazioni o ripari di fortuna) fino a quando, attorno a metà del 1400, la sua stella decadde e la città fu a poco a poco abbandonata: gli storici parlano di un’epidemia di malaria e di anno-spartiacque il 1453, ma indipendentemente dalla causa ciò ha provocato nel corso dei secoli il degrado non solo del castello ma pure delle vecchie mura, di cui ora si possono ammirare qui e lì solamente alcuni incerti resti, del borgo originario e di una chiesetta datata attorno al IX secolo d.C..

TRA TOMBE RUPESTRI ETRUSCHE E MISTERI INSPIEGABILI

Gran parte del fascino della Necropoli di Norchia è che attualmente esistono resti ancora interrati o nascosti dagli edifici che invece spuntano nel bosco in cui sono da secoli immersi, dunque è possibile che altri tesori o misteri possano un giorno essere rinvenuti nella zona: ad ogni modo un’escursione nei dintorni resta un’esperienza altamente consigliata (anche se i sentieri non sono affatto segnalati ma questo per gli amanti dell’avventura può essere anzi un incentivo) dato che alcune tombe scavate nel tufo rosso sono davvero curiose non solo per gli stili architettonici ma anche per via di iscrizioni alquanto misteriose o che hanno dei rimandi molto interessanti, come una che raffigura nientemeno che una sfinge che ricorda quelle egiziane, fenomeno inspiegabile che ha fatto nascere diverse teorie compresa quella che tira in ballo realtà extra-terrestri. Segnatamente le più importanti dell’intera Necropoli sono quelle della cosiddetta Tomba Ciarlanti e della Tomba Prostila ma anche la Tomba Caronte, però all’interno del sito merita una ovviamente visita anche l’antico centro abitato, chiamato “Orclae” (senza la “n”) durante il periodo romano.

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