E’ stata pubblicata in Canada, paese in cui vive insieme alla famiglia da quando è stata liberata dal carcere, la biografia di Asia Bibi, la donna pachistana che ha trascorso quasi dieci anni in carcere accusata di blasfemia. Condannata in primo grado alla pena di morte, la sentenza definitiva è stata rimandata per anni per paura delle reazioni degli islamisti radicali che ne volevano la morte, benché come sempre in casi come questi non esistesse alcuna prova che la donna avesse insultato il profeta Maometto, cosa che fa scattare l’accusa di blasfemia. Rilasciata di nascosto il 31 ottobre 2018, Asia Bibi ha pubblicato Enfin libre!, Finalmente libera, libro che per adesso è uscito solo in lingua francese. Certo, si spera ne esca anche la versione inglese, la lingua che ancora oggi è parlata in Pakistan. Sarebbe importante perché i pachistani conoscerebbero finalmente la verità sul loro paese. Scrive infatti Asia: “Prima di essere gettata in prigionenon conoscevo nulla fuori dal mio villaggio. Nel mio mondo i cristiani vanno raramente a scuola, e poiché sono cresciuta in campagna, non vedevo nient’altro che i campi e i miei vicini musulmani che lavoravano la terra. Non sono istruita, ma ho presto compreso che loro non sono più informati di me. Loro conoscono il Corano, e io la Bibbia. Per me gli estremisti islamici sono cattivi, ma non in particolare coi cristiani. Spaventano anche i musulmani, che devono comportarsi come dice il Corano fin nei dettagli”. Tra le tante cose che la donna racconta, il fatto che la cella che ha occupato per nove anni è già occupata da un’altra donna cristiana, tale Shafugta Kausar, accusata insieme al marito di blasfemia.
CRISTIANI PERSEGUITATI, ANCORA ODIO
Non si fa evidentemente in tempo a svuotare una cella in Pakistan che subito viene riempita da un’altra persona: “Poco tempo dopo la mia partenza, la mia vecchia cella accoglieva già un’altra cristiana” scrive Asia. I due sono stati accusati da un imam di aver mandato degli sms con insulti al profeta in lingua inglese. Peccato che i due siano analfabeti e dunque impossibilitati a scrivere. Ma sempre le accuse di blasfemia in Pakistan nascondono vendette personali o il tentativo di impadronirsi di case o negozi della minoranza cristiana accusandoli di blasfemia. La donna e il marito sono stati condannati a morte nel 2014, e come Asia Bibi stanno trascorrendo lunghissimi anni in attesa di una difficile liberazione, già sei. Difesi dal medesimo avvocato di Asia Bibi, Saif-ul-Malook, attendono che il loro caso sia esaminato dalla Alta Corte di Lahore.