Padre Francesco Petton, custode di Terra Santa, è tornato in questi giorni in Italia da Gerusalemme e ha parlato con Avvenire della guerra in corso tra Israele e Hamas, ponendo un accento particolare sulla pace, assunto fondamentale del cattolicesimo. Ritiene, innanzitutto, che la tensione tra i due attori sia stata alimentata “negli ultimi anni dallo spostamento sempre più a destra del governo israeliano“.



Fondamentale per ridurre gli attriti tra Israele e Hamas è anche, secondo Padre Petton, “evitare di spargere odio”, evitando “un linguaggio violento che deumanizza l’altro“, citando in tal senso tanto “le vignette antisemite”, quanto le descrizioni dei “palestinesi come fossero animali”. Inoltre, in ogni parte del mondo è importante “non diventare spettatori” perché “il rischio è che l’assuefazione porti al cinismo”. Nel contesto della guerra tra Israele e Hamas, spiega Padre Petton, la minoranza di comunità cristiane vive costantemente diversi problemi, citando, per esempio, “la sopravvivenza fisica, la sopravvivenza economica e il sentirsi un corpo estraneo a casa propria”, specialmente per chi vive sul territorio israeliano in cui “la preoccupazione è di sentirsi rifiutati dalla società“.



Padre Petton: “La pace tra Israele e Hamas solo riconoscendo la Palestina”

Andando nel vivo del suo discorso, Padre Petton parla anche del possibile percorso verso la pace tra Israele e Hamas, che spera possa manifestarsi attraverso “la santità di Dio”. Oltre a questo, però, la speranza è che “la componente ebraica, quella cristiana a quella musulmana non gettino benzina sul fuoco“, sottolineando che almeno dal conto lui, tra i cristiani, “ripetiamo continuamente un messaggio di riconciliazione e di pace”.

In merito alla pace tra Israele e Hamas, spiega Padre Petton, “si è ad un momento di svolta: o si dà finalmente una soluzione alla questione palestinese o non si risolverà il problema radendo al suolo Gaza perché le ideologie non si estirpano facilmente, bisogna superare anche le cause che le alimentano”. Necessario, secondo il Custode di Terra Santa è, insomma, “un riconoscimento di una realtà palestinese autonoma e libera”, ipotizzando che la migliore soluzione per Israele e Hamas potrebbe essere “la formula dei due stati per i due popoli“, sulla quale, però, occorre fissare “tempi certi”.