La Passione di Cristo, film sulle ultime 12 ore del Messia

Torna in onda questa sera, evocativamente nella data del 29 marzo 2024, il celebre e controverso film La Passione di Cristo (per gli anglofoni: The Passion), diretto dal magistrale occhio di Mel Gibson, tanto acclamato dal pubblico, quanto criticato dagli esperti del grande schermo. La messa in onda della pellicola, per gli interessati, è prevista oggi in prima serata, alle ore 21 sul canale Sky Cinema Drama, con una seconda diretta prevista alle ore 2:25 del 30 marzo.



Coma si anticipava poco prima, la scelta di mettere in onda La Passione di Cristo proprio nella notte del Venerdì santo non è casuale, perché ripercorre quelle ultime 12 ore di vita del Messia, dalla fine dell’Ultima Cena all’arrivo al Golgota, che sono al centro delle numerose Vie Crucis che si terranno in tutta Italia nelle prossime ore. Il film, dunque, sceglie di mettere in mostra proprio quelle ultime sofferte e complicate ore in cui si realizza il mistero della Resurrezione. Ma La Passione di Cristo è stato anche al centro di numerose critiche, specialmente da chi (credenti o meno) non ha apprezzato l’uso estremo della violenza che il regista Mel Gibson fa.



La trama del film La Passione di Cristo tra critiche e valore religioso

Al di là delle critiche, però, nel 2024, non si può fare a meno di riconoscere al film La Passione di Cristo, firmato da Mel Gibson, un valore che non è mai stato raggiunto (né prima, né dopo) da nessuna altra pellicola che ha avuto l’obiettivo di raccontare le ultime ore di Gesù Cristo verso la croce. Un film crudo e violento, che pone proprio l’attenzione sulla sofferenza e sul dolore, di una madre e di un figlio, che a dispetto della narrazione dei Vangeli vacilla, soffre e non sembra avere nessun buon esempio di devozione da portare ai suoi fedeli.



Fin dalla sua uscita La Passione di Cristo è stata al centro di numerose censure e divieti in tutto il mondo (Italia, stranamente, esclusa), protesi soprattutto a preservare i minori. Similmente, la critica gli ha assegnato voti bassissimi, accusando a vario titolo la pellicola di essere “esteticamente ignobile e non religiosa nel suo efferato dolorismo”, citando il celebre Morandini. Lo stesso ha accusato Mel Gibson di aver passato la figura di Gesù “al tritacarne per la maggior parte delle due ore di spettacolo”, con il solo effetto di trasmettere allo spettatore una certa visione “antisemita e antigiudaica“.

L’attore Pietro Sarubbi, invece, che nel film La Passione di Cristo da Mel Gibson in persona ottenne la parte di Barabba, ad Avvenire ha parlato di un clima completamente diverso sul set. A lui la pellicola ha “cambiato la vita“, in particolare quando guardando negli occhi Jim Caviezel (l’attore che interpreta il Messia) è nato tutto, un cammino nuovo che mi ha portato a mettere l’esperienza di fede al centro della mia vita”. Ricorda, anche, che il set era curato da diversi “consulenti religiosi e spirituali“, mentre troupe e attori hanno vissuto la vita di duemila anni fa, pregando e digiunando, ma anche ascoltando la parola dei Vangeli. Da non dimenticare, poi, che voci (tecnicamente, ma mai ufficialmente, smentite) vogliono che alla prima visione del film La Passione di Cristo, l’allora pontefice Giovanni Paolo II riconobbe nella pellicola una certa attendibilità storica.