Una vera e propria scuola di restauro all’interno di una struttura che si occupa di formazione professionale non è qualcosa di così frequente nel nostro Paese. E contraddice un diffuso luogo comune, secondo il quale i percorsi di formazione professionale sono mirati a professioni richieste sì dal mercato, ma di profilo perlopiù medio-basso.

In Veneto, ad esempio, può capitare che ragazzi di una scuola professionale, la Scuola di restauro gestita dalla cooperativa Dieffe a Spinea in provincia di Venezia, tengano uno stage in una villa veneta e scoprano parti di un affresco rimaste nascoste per secoli.

«È il bello di questo mestiere», spiega Laura Sernagiotto, direttrice della scuola e responsabile del corso triennale per Collaboratore restauratore dei beni culturali, organizzato nell’ambito dei progetti formativi cofinanziati dal Fondo Sociale Europeo. «Fa parte della natura teorica e pratica insieme del nostro corso di studi». Detto altrimenti, non esiste il restauro in laboratorio…

«I ragazzi fanno pratica», spiega la dottoressa Sernagiotto, «sotto la guida e supervisione dei docenti, tecnici esperti e restauratori, su beni storici e artistici, contraddistinti da un notevole interesse culturale e assoggettati a tutela di vincolo».

Gli allievi del secondo anno, ad esempio, nel 2010 si sono applicati al restauro e alla conservazione degli stucchi e degli elementi in pietra all’interno dell’ex Oratorio di San Francesco alla Gazzera Alta di Mestre (Venezia). Un intervento, beninteso, seguito con attenzione dal comune di Venezia, che gestisce la struttura, con la verifica costante di società specializzate e il controllo della Soprintendenza.

Ma già dal primo anno la scuola alterna formazione teorica ed esperienze in cantiere. «Nello scorso settembre, ad esempio», racconta Federico Pendin, amministratore delegato di Dieffe, «è stata realizzata una prima esperienza in Trentino, nella valle di Primiero, dove sotto la guida e il coordinamento tecnico-scientifico dello studio Laira gli allievi hanno seguito una campagna preliminare di indagini conoscitive sui dipinti murali popolari, a carattere religioso, ancora presenti sulle facciate delle case del piccolo comune di Imèr». Studio ben volentieri promosso dall’amministrazione comunale del paese, nella prospettiva di passare nei prossimi mesi alla conservazione e al restauro dei dipinti.

Ben presto poi, oltre che il sindaco e gli assessori, tutta la popolazione del comune, che conta circa un migliaio di abitanti, ha “adottato” i ragazzi della Dieffe. Gli affreschi infatti sono perlopiù collocati sulle facciate delle case, e così durante lo stage gli allievi sono stati ospiti delle famiglie di Imer. Quando poi si è trattato di tenere un seminario conclusivo, la partecipazione, visto il contesto, è stata straordinaria, con circa trecento presenze.

 

Ma la scoperta più emozionante si è verificata alcune settimane dopo, quando i ragazzi della Dieffe, impegnati nelle operazioni preliminari di restauro conservativo degli affreschi di villa Fortini Grimani a Due Carrare, nell’hinterland di Padova, hanno scoperto elementi di un affresco con scene mitologiche che nessuno ipotizzava.

 

«Uno stage decisamente straordinario», commenta Sernagiotto, «di valore formativo raro. Gli allievi hanno potuto partecipare attivamente ai lavori curati e coordinati dallo studio Laira e dalla restauratrice Barbara D’Incau per la rimozione degli strati di intonaco e tinteggiatura che nascondevano completamente l’affresco sottostante, portandolo mano a mano alla luce e riscoprendo elementi e scene sorprendenti ed inaspettate».

 

Visto il successo della formazione sul campo, l’anno prossimo la scuola non solo rientrerà nei cantieri per riprendere e concludere tutti i lavori avviati, «ma si collocherà con laboratori stabili di pratica». E in un luogo di primaria importanza per la storia e l’arte padovana, l’Abbazia di Carceri nei pressi di Este, amplissimo complesso edilizio religioso le cui origini risalgono al XII secolo.

 

Contando sulla disponibilità della parrocchia di Santa Maria delle Carceri, la Dieffe ha in progetto un complesso sistema di laboratori esterni-cantieri. «Praticamente un campus», conclude Pendin, «all’interno del quale gli allievi dei tre anni di corso, sotto la guida e supervisione di docenti esperti, potranno prima svolgere interventi di indagine conoscitiva e di studio sullo stato di conservazione delle strutture più significative, e poi passare all’intervento di restauro vero e proprio, soprattutto del campanile della chiesa che ha parti risalenti al XIV secolo».

 

(Eugenio Andreatta)