Agostino Da Polenza, uno dei più grandi alpinisti italiani, è stato ospite stamane di Uno Mattina per parlare della piramide tutta italiana presente all’Everest: “L’idea era di uscire dalla tende ed entrare in una tenda tecnologica. Con il mio maestro Ardito Desio ci venne l’idea di portarla all’Everest. Inizialmente si doveva portare in Cina poi per questioni diplomatiche ci consigliarono di spostarsi ul versante nepalese”. Sulla piramide ci sono pannelli fotovoltaici: “L’abbiamo fatta 30 anni fa con aziende italiane, ora si sta portandola a impatto zero, si sta ancora utilizzando gas ma fra un anno useremo solo energia solare”.



In quella piramide entrano scienziati da ogni parte del mondo: “E’ unica è irripetibile – dice Agostino Da Polenza – nessun altro Paese di quell’area che ci consentirà di realizzare un laboratorio internazionale dove ci lavorano ricercatori da tutto il mondo, ci stanno implorando di man tenerla attiva per avere dati climatici essenziali oltre ai 30 anni di dati acquisiti, una parte storica di ricerca scientifica che avvalora i dati acquisiti adesso”. La stessa piramide è stata “riprodotta” in questi giorni a Milano, ha una dimensione di 17 x 17 metri con 11 metri di altezza.



AGOSTINO DA POLENZA E LA PIRAMIDE SULL’EVEREST E A MILANO: “QUEL TELEFONO SATELLITARE…”

A realizzarla è stato l’architetto Michele Locatelli: “Ha una superficie di circa 300 metri quadri, ha una volumetria di 1.000 metri cubi. Le difficoltà nel realizzarla sono state nel pensare ad una struttura leggera da poter essere trasportata in un ambiente in alta quota pur mantenendo i lavori di ricerca. La piramide è realizzata con una struttura in alluminio e sarà ricoperta con tessuti che resisteranno alle difficili condizioni del luogo”.

All’interno della struttura milanese si simula lo scioglimento dei ghiacciai: “Solo nella giornata di ieri sono stati prodotti novanta litri d’acqua”, aggiunge Michele Locatelli. Vi si trova anche il primo telefono satellitare: “Pesa 70 kg ed oggi è sostituito dai nostri satellitari, è un pezzo di archeologia esplorativa”, precisa Agostino Da Polenza.