La prima regola è un film di Massimiliano D’Epiro che racconta di una classe strana, composta da sei ragazzi che per motivi disciplinari devono fare un corso di recupero con un insegnante assunto a tale proposito così da poter essere ammessi agli esami per il diploma. Gli studenti di questa strana classe sono Nicolas (Andrea Fuorto), Talib (Haroun Fall), Maisa (Ileana D’Ambra), Vasile (Luca Chikovani), Petra (Cecilia Montaruli) e Arianna (Antonia Fotaras), l’insegnante è Gabriele, bosniaco interpretato in modo magistrale da Marius Bizău.
La situazione di questa classe può apparire paradossale, perché in essa sono stati messi insieme i tipi più violenti e disperati che possono trovarsi ora nel mondo giovanile e quindi la prima impressione può sembrare irreale, come a dire che non è possibile che ci si possa trovare dentro una classe ragazzi violenti, arrabbiati e che rifiutano a priori ogni rapporto con gli adulti.
È vero, si può far fatica inizialmente a credere che questa classe in una scuola di periferia a Bari esista, sembra essere un’alchimia un po’ forzata del regista, invece lo scorrere della vicenda fa cogliere che se questa classe non esiste, in realtà dentro ogni classe vi è rabbia, delusione, solitudini, problematiche irrisolte, ferite famigliari con cui ogni insegnante si trova ad avere a che fare e che spesso evita perché ha un programma da svolgere in cui si rifugia.
Così Gabriele è l’insegnante di oggi, che entra in classe per impostare lui come vuole il lavoro con gli studenti e si trova minacciato dal leader del gruppo, Nicolas, il quale gli dice che la prima regola è “nessuno tocca nessuno”. Questo è ciò che succede in ogni classe, la regola che la mentalità comune impone è che si deve stare a distanza, che si fanno insieme delle cose, ma senza che si venga a contatto l’uno con l’altro.
Gabriele fallisce volendosi imporre, i ragazzi e le ragazze sono più forti, quindi se la logica è quella può far rispettare delle regole di convivenza ma senza entrare in rapporto, cosa che invece Gabriele vuole fare, perché senza di questo che senso avrebbe essere lì in mezzo a quella classe così strana? E allora Gabriele cambia posizione, non parte da quello che deve fare come corso di recupero, parte dai ragazzi, e non dai ragazzi come gruppo, ma da ognuno di loro.
È la grande intuizione del film La prima regola che ha molto da insegnare agli adulti siano essi genitori o insegnanti: per educare bisogna partire dall’altro, dalla sua diversità, dalla sua stranezza.
Sembra che Gabriele abbia trovato il punto di luce, ma la situazione viene complicata dalla questione del cosiddetto Zoo, il campo profughi dei migranti contro cui si scatena la violenza del loro rifiuto guidata da Nicolas.
Anche in questo spaccato il regista propone il tema che è il filo rosso del film La prima regola, come si sta in rapporto con la diversità o rispetto alla prima regola chi sente il bisogno oggi di essere abbracciato – e prima o poi tutti lo sentono, fa parte dell’umano – trova un Gabriele che gli tende le braccia?
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