Nei cambiamenti d’epoca prima di vedere un fiore sbocciare occorre arare, seminare, irrigare e aspettare con pazienza la nascita dello stelo. E la nuova semina è rappresentata da una stagione costituente che ripensi una classe dirigente nuova, regole, riforme, parole nuove e orizzonti di senso verso cui portare il Paese. Comunità di Connessioni, nata nel 2009, che il Meeting accoglie nello spirito di amicizia e di collaborazione, è un’esperienza comunitaria basata su volti, competenze e un metodo di formazione permanente. In questi ultimi anni di vuoto è stata una piccola brace sotto la cenere e di esempio per molte altre realtà virtuose che soffrono di solitudine. Occorre scegliere, le parole non bastano più. È solo nella comunità che da individuo si diventa “persona” e l’io si realizza nel noi, altrimenti senza la relazione di dono e di cura, finisce per implodere su sé stesso.
L’esperienza di Comunità di Connessioni è nata per connettere i giovani dirigenti delle associazioni e dei movimenti cattolici, poi si è trasformata in un luogo di relazione, di formazione anche per alcune diocesi e molti giovani professionisti e amministratori locali. Sono così passati quasi un migliaio di giovani provenienti da molte zone d’Italia, che tra loro hanno messo in comune competenze, appartenenze ed esperienze. A Comunità di Connessioni, infatti, non si appartiene in modo “esclusivo”, ma inclusivo, si atterra con il proprio mondo di riferimento e si decolla arricchiti di conoscenza relazionale e culturale. Ma c’è di più. La sfida è quella di coniugare il principio della fraternità che rinasce solamente “da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune” (Fratelli tutti n. 67).
Esistono molte esperienze di buona amministrazione pubblica, volutamente poco narrate, associazioni del terzo settore virtuose, community in rete capaci, associazioni meritevoli. Comunità di Connessioni funge da enzima per connetterle in un secondo livello di sussidiarietà. Cerca di unire questi punti vitali presenti nel Paese per cucirli con ago e filo attraverso incontri di formazione nella Chiesa del Gesù a Roma, le analisi pubblicate nella testata online, i volumi, i ritiri spirituali. Con il passare del tempo l’esperienza si è conformata intorno a tre obiettivi: preparare una classe dirigente, connettere i più giovani a partire dalle loro competenze, esportare un modello di formazione al mondo associativo, alle imprese, fino alle parrocchie e alle diocesi.
Basterebbe infatti che ciascuna delle 26mila parrocchie italiane credesse nella formazione per trasformare la stagione politica dal “lamento in danza”, come dice il salmista. La vita personale e politica ha bisogno di risurrezione, non abbiamo bisogno di un altro “rinascimento”, ri-nascere reincarnando esperienze mortifica l’umano e l’io. La resurrezione anche politica è invece l’apice dell’esperienza dell’umano, perché significa “rialzarsi da una stato di prostrazione”. Per Giussani nel volume L’io, il potere e le opere chi risorge lo fa per aver attraversato la morte: un tradimento, una crisi, un fallimento, una malattia, una violenza e anche la propria morte per entrare nella Vita piena. Politiche che non includono la forza della risurrezione rischiano di bloccare processi e di rimanere nella morte. Per farlo occorre sapere vedere la vita che viene dopo e germina da quella morte: quando la giustizia è riparativa e non vendicativa, il lavoro è pagato, la dignità è rispettata, l’ambiente è ascoltato, l’accoglienza è una rinascita sociale e quando ogni solitudine si trasforma in comunione e in liberazione. È questa la missione di Comunità di Connessione offerta al Paese.
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