Prezzo del latte, difficoltà legate agli approvvigionamenti, sempre maggiori costi di produzione, mala gestione della questione delle quote latte, che in oltre un quarto di secolo ha portato alla chiusura di ben centomila allevamenti. Sono questi in sintesi i motivi che hanno spinto centinaia di trattori provenienti da tutta la Lombardia, ma anche da numerose regioni del Centro-Nord del Paese a scendere in piazza il 16 gennaio all’idroscalo di Milano per protestare pacificamente contro le tante criticità che vive il comparto zootecnico.



“Vogliamo riportare l’attenzione dell’opinione pubblica – afferma il presidente di Copagri Lombardia e APL Pianura Padana Roberto Cavaliere – sulla drammatica situazione in cui versano gli allevamenti del nostro Paese, che nella stragrande maggioranza dei casi non riescono più neanche a coprire i costi, stretti nella morsa degli aumenti record dei fattori produttivi e delle tariffe energetiche, sollecitando un rapido e concreto intervento risolutivo della politica”.



Il settore si prepara quindi a tornare ad alzare la voce a ben 26 anni di distanza dalla storica protesta di Linate. “Era il 16 gennaio del 1997 – ricorda Cavaliere – quando riuscimmo a portare l’attenzione della politica e dell’opinione pubblica sulle numerose e ataviche problematiche che già allora mettevano a serio rischio la sopravvivenza di un comparto di fondamentale importanza per l’economia della Regione e del Paese”.

Da allora però non molto sembra essere cambiato. “Dopo oltre un quarto di secolo e una dozzina di ministri dell’agricoltura di diverso colore politico – continua Cavaliere -, la zootecnia e gli allevatori sono alle prese con gli stessi problemi, ovvero i costi alle stelle e una drammatica emorragia in termini di redditività, su cui pesa la spada di Damocle dell’annosa questione delle quote latte, mai sanata nonostante i recenti pronunciamenti della Corte di Giustizia Ue”. Una congiuntura che, avverte ancora Cavaliere “rischia di far scomparire oltre un terzo degli allevamenti della Lombardia, regione da cui dipende circa la metà della produzione lattiero-casearia italiana, con la concreta eventualità di perdere 12-15 milioni di quintali di latte, pari al 10% circa del totale nazionale, oltre ad arrecare gravissimi e irreparabili danni all’indotto, all’agroalimentare intero e al tessuto produttivo stesso del Paese. Scongiurare ulteriori chiusure di stalle significa quindi mettere un argine alla deriva di un tessuto socioeconomico fondamentale per l’agroalimentare e il Paese. Per questo è prioritario mettere mano all’annoso problema dei pignoramenti legati alla gestione del regime delle quote latte, che ha comportato multe da centinaia di migliaia di euro relative alle campagne lattiero-casearie dal 1995 al 2003; multe che, come ripetutamente denunciato dalla Copagri, erano basate su un calcolo errato, ma che gli allevatori interessati stanno già pagando da anni, al netto delle tante problematiche poc’anzi richiamate e soprattutto del blocco totale dei contributi comunitari e nazionali, che in tutto questo tempo sono stati trattenuti dallo Stato”.



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