In attesa dell’arrivo delle grandi serie tv di febbraio – un mese chiave per quanto riguarda soprattutto il ritorno di produzioni di successo come Yellowstone, Ted Lasso, You e molte altre – consiglio la visione di una nuova serie spagnola che si intitola La ragazza di neve, tratta dal bestseller di Javier Castillo, prodotta e distribuita da Netflix. Un thriller ben costruito, che puntata dopo puntata (sono sei) coinvolge lo spettatore in una storia avvincente al cui centro c’è una giovane donna che mentre cerca la verità sul sequestro di una bambina è costretta ad affrontare il suo passato.
La vicenda è ambientata nella bella città spagnola di Malaga. La storia ha inizio il 6 gennaio del 2006 con la scomparsa di Amaya, di 5 anni, durante la festa dei Magi, una delle più antiche e popolari feste spagnole che portano nella città andalusa migliaia di visitatori. Solo dopo qualche ora si comincia a sospettare che si tratti di un rapimento vero e proprio. La famiglia della mamma – una delle più importanti della città – ha qualcosa da nascondere e la polizia teme che possa trattarsi di una vendetta.
Negli stessi giorni inizia a lavorare come stagista nel giornale locale Miren Rojo, una giovane donna ancora duramente scossa dallo stupro subito sulla spiaggia della città. Il lavoro dovrebbe aiutarla a superare il trauma e a dimenticare. Almeno questo spera Eduardo, amico di famiglia e giornalista di lunga data. È lui che ha convinto il direttore ad assumerla. Quando si avvicina al caso di Amaya, Miren ne rimane sconvolta, vede delle connessioni con il suo caso e incomincia a indagare sulla vicenda disobbedendo agli ordini ricevuti dal giornale.
La storia è raccontata intrecciando tre fasi diverse: si passa dal 2006, che è l’anno del rapimento, al 2011, quando viene consegnato alla redazione del giornale e a Miren una cassetta VHS in cui appare Amaya ripresa in una cameretta, viva e vegeta, fino ad arrivare al 2016 quando grazie alla consegna a Miren di una seconda cassetta – che stavolta tradisce i rapinatori – mette la giornalista, ormai assunta stabilmente dal giornale, sulle tracce della bambina.
Miren non è attratta dalla vicenda solo perché è emotivamente coinvolta nella storia atroce di una bambina rapita e che da anni vive isolata dal mondo chiusa in una stanza, ma anche perché la sua ricerca la conduce sulle tracce dei suoi violentatori. La soluzione del caso trasforma la nostra protagonista in un personaggio che molto probabilmente vivrà in nuove storie, visto il successo che ha raccolto in Spagna (e non solo) la prima stagione.
Miren è interpretata dall’attrice spagnola Milena Smit, una delle rivelazioni di questi ultimi anni, candidata a due Premi Goya per Non Uccidere del regista David Victori e Madres Paralelas di Pedro Almodóvar. Accanto a lei ritroviamo José Coronado, l’attore di successo che abbiamo apprezzato in Entrevias, nei panni di Eduardo, l’amico di famiglia giornalista che crede in Mirren e la sostiene in tutte le sue scelte. Sullo sfondo Malaga, una città della Spagna meridionale, molto simile alle nostre città del sud, dove la vita scorre tra sole, mare e anche tanta povertà.
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