Un incontro tra una ragazza toscana, Veronica Lucchesi, attrice di teatro, e un multistrumentista (chitarra, sassofono, fisarmonica) siciliano, Dario Mangiaracina, dà vita nel 2011 al primo nucleo di quelli che diventeranno i La rappresentante di lista (oggi al concerto del Primo Maggio). Nel 2015 arrivano altri innesti e cioè Enrico Lupi (tastiera, synth, tromba) e Marta Cannuscio (batteria, voce). Nel 2017 si unisce alla band Erika Lucchesi (sassofono), sorella di Veronica Lucchesi, e nel 2018 il batterista Roberto Calabrese. Il nome apparentemente bizzarro ha un significato preciso: Veronica nel 2011 si era trasferita a Palermo, dove avrebbe conosciuto Dario, per seguire un laboratorio di teatro. Essendo fuori dalla propria residenza, non poteva votare per il referendum abrogativo sull’energia nucleare, così per aggirare l’ostacolo si iscrisse come rappresentante di lista di un partito politico. Il primo disco è del 2014, un disco di folk composito e innovativo con anche due brani cantati in tedesco, si intitola (per la) via di casa. Del 2015 invece è il secondo disco, Bu Bu Sad. Il titolo è una deformazione del gioco infantile bubù-settete, sostituendo la seconda parte con la parola inglese sad (cioè “triste”). Sulla copertina, viene riportata l’opera Peek-a-boo del fumettista giapponese Shintaro Kago, che raffigura una versione piuttosto macabra del gioco del bubù-settete. Il gruppo concede molti concerti per tutta Italia tanto che decidono che come terzo disco pubblicheranno un live che testimoni le loro capacità live. Dopo di che nel 2018 esce il terzo disco in studio, Go Go Diva che il gruppo descrive come «un invito a perdersi, a battersi, a spogliarsi e a cantare con tutta la voce che si ha in corpo», aggiungendo che «nell’inferno dei desideri, nel buio della paura, nell’oscurità di questo tempo, noi ci sentiamo maledettamente vivi». Il 14 dicembre 2018 viene pubblicato dalla Woodworm Label l’album Go Go Diva, incentrato sul tema del corpo: «di questo parla il disco: di mettersi a nudo, di farlo insieme, di osare, di desiderarsi e offrirsi, di avere coraggio, di fare delle scelte e viversi la responsabilità».
LA PROVOCAZIONE DEL CORPO
La copertina del disco presenta Veronica e Dario mentre si spogliano. Commentano i due: “Abbiamo iniziato a cercare la posa giusta… Dopo un paio d’ore di acqua addosso, freddo e pose tra le più disparate (Veronica a cavallo di Dario e viceversa, solo per fare qualche esempio) presi dalla stanchezza e dal furore abbiamo capito che stavamo girando attorno all’unica cosa che dovevamo fare: spogliarci. Perché di questo parla il disco, di mettersi a nudo, di farlo insieme, di osare, di desiderarsi e offrirsi, di avere coraggio, di fare delle scelte e viversi la responsabilità”. Come indica il titolo del primo singolo, Questo corpo, il gruppo si concentra su sessualità e femminilità. Spiega Veronica: “Ancora oggi molte persone non hanno idea di che cosa significhi conoscere il proprio corpo, non solo sotto il punto di vista sessuale: tu sei strettamente legato a quello che fai, a come ti muovi nel mondo, a quello che senti. E il corpo è lo strumento fondamentale con cui fare esperienza in questa vita”. Aggiungendo che “Fisicità e femminilità determinano in questo senso il punto di partenza attraverso cui leggere le emozioni della quotidianità. L’amore, cantato nell’essenzialità di Ti amo, nell’attesa gonfia di aspettative di Maledetta tenerezza (“In una notte come questa siamo noi la meraviglia”) o nella complicità di Giovane femmina (“Adesso che bevo, voglio ancora la sete”), il presente raccontato mediante la brutalità dei muri e delle guerre (The Bomba) o della tensione collettiva (Panico) , il dolore che cambia le percezioni di Guarda come sono diventata (“Ho bisogno di mettere nuovi ponti e poi virgole”)”, ha detto a Rockit.
LA RAPPRESENTANTE DI LISTA, LA BAND “QUEER”
La critica italiana ha spesso definito il gruppo espressione di musica “queer”, termine che in inglese significa più o meno eccentrico, insolito, insomma diverso rispetto alle regole codificate. In realtà in passato come “queer” si definivano gli omosessuali. Definizione che loro accettano come spiega Veronica: “La Rappresentante di Lista ha un punto di vista plurale femminile. La nostra è una femmina che accoglie, che si prende cura, che ama. Vorremmo fosse garantita una pluralità di visioni, di generi, di idee contro un pensiero “allineato e coperto”. Ma in realtà a loro non piace definirsi, tantomeno musicalmente: “Siamo stati punk sui palchi e pop nella volontà di parlare a tutti, rock negli acuti e prog in alcune scelte musicali. Non è più il tempo delle definizioni. Come nella sessualità sfumano i confini dei generi, così nella musica. Nel secolo scorso i generi musicali servivano a creare un’identità. Oggi stiamo assistendo a una trasformazione e non crediamo sia più possibile collocare i generi musicali all’interno di sistemi identitari”.