La Regina Carlotta è una splendida fiaba per adulti. Per coloro che hanno visto e amato Bridgerton è abbastanza facile ricollocare la storia d’amore tra la regina Carlotta e re Giorgio, vissuta per oltre trent’anni a cavallo dell’800. Per chi non ha visto la fortunata serie tv che ha coronato il successo di Shonda Rhimes e della sua Shondaland sotto le insegne Netflix, occorre invece aggiungere qualche rapido cenno storico, a cui con molta fantasia si è ispirata l’autrice Julia Quinn.



I fatti reali – gli unici a dire il vero – a cui si fa riferimento riguardano in effetti il matrimonio tra Carlotta di Meclemburgo-Strelitz e il giovanissimo re Giorgio III di Inghilterra, incoronati sovrani – praticamente con le stesse modalità a cui abbiamo assistito qualche settimana fa  alla proclamazione di re Carlo III – nell’Abbazia di Westminster nel 1761. Nell’anno successivo i giovani sposi si trasferirono nella loro nuova casa, Buckingham Palace. Sul felice matrimonio però pesarono i disturbi mentali del re, che lo portarono prima a un progressivo isolamento, e poi a un lungo periodo di interregno ricordato come la “Reggenza”.



Su questo periodo di sfarzo e opulenza, ma anche di relativa tranquillità per la potente corona britannica, la Quinn ha ricamato abbondantemente nelle prime due stagioni di Bridgerton. La nuova serie – tecnicamente uno spin-off – è invece dedicata interamente alla struggente storia d’amore tra Carlotta e Giorgio iniziata circa trent’anni prima, anche se è arricchita da frequenti passaggi negli anni di Bridgerton e dai maliziosi racconti di Lady Whistledown.

La storia tra Carlotta e Giorgio ricorda molto la trama della Bella e la Bestia. Giorgio, folgorato dalla bellezza di Carlotta, cerca di nascondere la sua malattia, grazie alla complicità della madre Augusta e del suo fidato servitore. Per proteggere la giovane moglie, Giorgio impone un ménage matrimoniale che prevede vite separate. Carlotta non capisce il perché di questo trattamento e combatte con tutte le sue forze per riconquistare il giovane marito, di cui si è follemente innamorata. Quando scopre per caso la malattia del consorte, reagisce prendendosi personalmente cura del marito, proteggendolo e cercando di assaporare i pochi momenti felici di normalità che le rimangono.



La storia non è a lieto fine, ma in un crescendo di colori, musiche e costumi fantastici ci accompagna alle frontiere più estreme del romanticismo e del racconto sentimentale. Senza tralasciare – e come sarebbe potuto accadere con una produzione Shondaland – di collocare il tutto in un fantasioso contesto dove domina un’ideale società multietnica, tollerante e aperta alle differenze culturali e di genere. Per certi aspetti La Regina Carlotta è molto più bella di Bridgerton, ci appare paradossalmente più reale, più dentro le cose, più profonda.

Diversi i personaggi di Bridgerton che ritroviamo in Carlotta, a cominciare dalle protagoniste. La regina da giovane è interpretata dall’esordiente India Amarteifio mentre da adulta riprende il suo ruolo Golda Rosheuval. Così anche per la sua amica del cuore, Lady Agatha Danbury, che è interpretata contemporaneamente da Arsema Thomas e da Adjoa Andoh. Così come ritorna Ruth Gemmell nel ruolo di Lady Violet Bridgerton, stavolta senza la presenza degli invadenti figli e in piena crisi sentimentale di mezza età.

Chi ha visto Bridgerton ricorderà Brimsley, il fidato maggiordomo della regina. Il suo ruolo da giovane (davvero speciale l’interpretazione di Sam Clemmett) lo trasforma in uno dei co-protagonisti più importanti della nuova stagione, quando si rivela una presenza essenziale per la regina, la sua voce critica, il suo fedele amico, l’unico vero conoscitore di tutti i segreti di corte, a cominciare forse proprio dal suo amore proibito e struggente per il valletto del re.

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