Qual è la “ricetta” per la felicità? Gli studiosi di ogni genere da tempo si interrogano su questo tema, ma una risposta vera e propria non è mai stata trovata. A darla, come riportato da Libero, è stato finalmente Martin Schroder, docente di sociologia alla Philipps Università di Marburgo e studioso di qualità della vita su scala internazionale, in un articolo sulla rivista scientifica Mind. Lo stato d’animo in questione è infatti un fatto strettamente personale, ma è possibile trovare degli “ingredienti” utili a incentivarlo.



In primo luogo dormire bene. “Le persone che hanno sempre dormito sette ore per notte hanno un livello di soddisfazione del 17% superiore rispetto a chi ne dorme quattro”, ha svelato l’esperto. In secondo luogo ad influire sono anche delle relazioni personali importanti, ma non stressanti. “Cinque legami di amicizia danno dieci punti in più di felicità”. Ma attenzione a non averne troppi. “I rapporti amicali si basano su affetto e reciproco interessamento. Il problema è che il tempo è limitato, per cui più aumentano gli amici più aumentano le ore. Il rischio è che diventi un lavoro”, spiega.



La ricetta per la felicità: l’amore c’è, ma non sempre è sufficiente

Interessante anche l’analisi dell’impatto che ha l’amore sulla felicità: i sentimentali fanno parte della “ricetta”? “Chi è sposato o ha una relazione stabile ha in media tre punti di soddisfazione più dei sin- gle. Nel primo anno di ma- trimonio raggiunge cinque punti. Successivamente comincia la discesa; dieci anni dopo il livello di soddisfazione torna a quello precedente alle nozze”, rivela il professor Martin SchroderAnche i figli non sembrerebbero dare un contributo alla causa. “Non rendono più felici, il perché non è ancora chiaro. Forse costano molto e chi non ne ha, ha una buona qualità di vita e gode di tutta una serie di fattori che aumenta la soddisfazione”.



Infine, la chiosa non può che essere dedicata ai soldi. A parlarne, in questo caso, come riportato da Libero, è stato Daniel Gilbert, docente di Harward, il quale ritiene che abbiano la loro importanza, ma solo se non ne abbiamo mai avuti molti.