La riscoperta del Rosario come preghiera quotidiana, recitata in famiglia o gruppi di famiglie, sembra essere una novità, o meglio una tradizione rivitalizzata come l’eco di un’esigenza sommersa, quasi dimenticata. Pare sia stata risuscitata dal desiderio di legami, dal desiderio di ritrovare insieme ad altri un punto luminoso, un ormeggio nella tempesta scatenata dalla pandemia che ha stravolto l’esistenza.
Fino a qualche giorno prima del primo lockdown, quando la routine risucchiava le ore e i giorni in ritmi frenetici, sarebbe parsa impensabile l’idea stessa di radunarsi sistematicamente e quotidianamente in preghiera. Ma nel tempo “sospeso”, come è stato definito il confinamento della vita imposto dal Covid 19, gli spontanei messaggi di incoraggiamento espressi dai balconi con canzoni, slogan e manifestazioni di solidarietà che creativamente movimentavano il clima, si sono rivelati inefficaci a riempire il vuoto e la solitudine, a promettere la luminosità di arcobaleni che comparivano solo nei disegni dei bambini.
Forse era la percezione di una solitudine diversa dalle altre, una solitudine abissale, che non permetteva di soffocare domande taciute a lungo, lasciate sempre attentamente sulla soglia della giornata mai finita, sempre da concludere con un ultimo impegno prima di annegare nel sonno.
Un’urgenza irresistibile si è tradotta così in volontà di unirsi ad altri per arginare il grande pericolo che, come nel romanzo di Camus, serpeggiava impalpabile e tiranno, pronto a soggiogare l’anima prima o forse insieme al corpo. Difficile inventare pensieri e speranze, in frangenti di emergenza totale, figurarsi le preghiere: in certi momenti ci si può solo aggrappare all’esistente, a una voce che chiama, a una memoria che si rivela improvvisa.
Dev’essere andata così se da un giorno all’altro, contemporaneamente, si sono formati gruppi di preghiera che con impressionante naturalezza hanno fatto riecheggiare l’Ave Maria, decine di Ave Maria, ripetute sulla scia dei Misteri che percorrono la storia di una salvezza già accaduta.
L’icona è certo lontana da quella tradizionale che l’immaginazione disegna nel contesto di una comunità radunata in un fienile o attorno al camino acceso: oggi singole persone, coppie o piccoli nuclei dalle loro case a volte anche molto distanti, da regioni diverse o persino da altri paesi e continenti, si collegano via web, si incontrano in circuiti sempre più numerosi.
Ma il fenomeno odierno, che appare come una rete carsica sempre più alimentata, ha la stessa radice di un tempo, è legata al riconoscimento di un’origine comune, di uno sgomento antico di fronte all’impotenza e alla fragilità umana che riscopre l’eco di una risposta. Anche chi non aveva mai pregato con assiduità ha aderito di slancio alla proposta collegandosi per recitare il Rosario con persone a volte sconosciute, ma accomunate da una condizione di emergenza, di malattia, di distacco dai familiari ricoverati, di timore per il domani… Ritrovandosi in un “luogo”, virtuale ma reale, in cui tutte le domande di ognuno possono trovare voce, trasformarsi in preghiera.
Una sensazione inedita per generazioni che hanno avvertito sempre più labile la dipendenza dagli altri e che sull’autosufficienza hanno consolidato ogni aspettativa, progresso e certezze. Eppure qualcosa è scattato nel cuore di gente generalmente poco incline a invocare un aiuto, a mettere a nudo la fragilità, le paure, il dolore e le angosce. E soprattutto a risvegliare la memoria assopita, a riscoprire una Presenza nascosta, da tempo non cercata o invocata. Neppure la monotonia ripetitiva, nelle decine di Ave Maria che potrebbero suonare come una devozione superata, sembra suscitare obiezioni o scoraggiare l’adesione alla preghiera mariana.
Il teologo Hans Urs von Balthasar aveva in certo senso intuito le profonde ragioni di questa invisibile ondata controcorrente di devozione che vede protagonista un “popolo” dei nostri giorni e lo descrive come un fenomeno persistente e attuale in ogni epoca. Così nota nel suo libro “Il Rosario. La salvezza del mondo nella preghiera mariana” (Jaca Book): “L’evento tra il Figlio e la Madre forma il centro dell’evento salvifico che non può perdere d’attualità, perché la misericordiosa autorivelazione di Dio avviene sempre qui e adesso, il fiume non si allontana mai dalla sorgente. Chi vuole parteciparvi deve immergersi in questa fonte, nel suo mistero inesauribile…”.
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