È troppo presto per fare paragoni. E la prima stagione de La Ruota del Tempo – dal 19 novembre disponibile su Amazon Prime Video, ottavo e ultimo episodio il prossimo 24 dicembre – va giudicata per quello che è: una storia fantasy tratta da un mastodontico lavoro letterario (ben 14 volumi di oltre 700 pagine l’uno) di Robert Jordan, adattata alla tv da Rafe Lee Judkins, che si è assunto il difficile compito di dare un senso televisivo a una produzione cartacea ciclopica, e prodotta senza lesinare risorse e mezzi da due colossi come la Sony Pictures Television e Amazon Studios.
In un’epoca cupa, collocata più nel passato che nel futuro, la vita scorre sospesa nel tempo. In ogni momento possono fare la loro apparizione forze del male, agire indisturbate, esercitare la loro violenza gratuita su povere comunità di agricoltori. La lotta tra il bene e il male è dominata da una condizione di perpetua ciclicità (la ruota), il tempo ripropone cose già vissute, come in una sorta di vichiana condizione di “corsi e ricorsi storici”. Quello che è già successo può ripresentarsi, e la memoria storica di quanto accaduto solo in parte può impedire che il male si ripresenti con la stessa ferocia.
La metafora del tempo che ci riporta a rivivere quanto già vissuto, anche se mai nessuno vorrebbe ripetere la stessa esperienza, soprattutto se è negativa, ci riporta alla realtà dei giorni nostri. Siamo spesso a chiederci com’è possibile che l’umanità non faccia tesoro delle sue esperienze più dolorose e – con una certa regolarità – tende a ripeterle. Ne La Ruota del Tempo sono delle donne, un po’ sacerdotesse e un po’ streghe, a provvedere a correggere i mali del loro tempo. Sono le Aes Sedai, un’organizzazione con regole rigidissime, suddivisa per compiti e per colori, vivono nella torre bianca, e sono le uniche a conoscere le arti magiche. Ognuna di loro dispone di un Custode, un maschio che le protegge e che prova le stesse identiche sensazioni della loro padrona.
La protagonista è proprio una delle più importanti Aes Sedai, Moiraine Damodred, interpretata magistralmente dal Rosamund Pike (Orgoglio e Pregiudizio, La Versione di Barney, I Care a Lot), che si mette in viaggio per andare alla ricerca di alcuni giovani contadini nella terra dei fiumi gemelli, tra cui sembra nascondersi il Drago Rinato. L’unico, secondo la profezia, in grado di dare una svolta, sia nel bene che nel male, alla direzione degli avvenimenti. Il viaggio avventuroso per ricondurre i ragazzi alla Torre Bianca prende gran parte della storia. E ci consente di conoscere meglio le origini (e i poteri nascosti) dei cinque giovani protagonisti. Tra questi ben presto emerge la personalità di Egwene al’Vere, interpretata dall’attrice australiana Madeleine Madden, che sembra avere poteri superiori alle stesse Aes Sedai.
La leggenda del Drago Rinato spesso spinge impostori ad autodichiararsi come predestinati. Le Aes Sedai li smascherano e li uccidono. Uno di essi darà loro però molto filo da torcere. È Logain Ablar, interpretato da Alvaro Morte, il professore de La Casa di Carta, che affronterà apertamente le otto maghe e riuscirà addirittura a ucciderne una tra le più potenti.
Il confronto con altre produzioni dello stesso genere e di grande successo come Il Trono di Spade o Il Signore degli Anelli ovviamente al momento non è possibile. Una sola stagione vuol dire veramente poco, da questo punto di vista. Non è un caso che Amazon Prime ha già deciso di continuare comunque e ha già avviato le riprese della seconda stagione. Volendo comunque segnalare qualche differenza che risalta evidente si può aggiungere che a confronto delle altre manca proprio la politica, il gioco delle alleanze, il tranello e la menzogna come armi segrete. La Ruota del Tempo è fondamentalmente una saga sulla metafora del tempo, dell’uso distorto che spesso ne viene fatto, delle rivincite che il tempo si prende su chiunque pensi di sfidarlo. Il tempo è una delle variabili indipendenti della nostra vita, che poco apprezziamo, che poco temiamo. Tranne avvedercene nel momento preciso in cui ci rendiamo conto che sta per finire.