Omofobo no, neppure ipocrita. Ignazio La Russa respinge le accuse arrivategli dopo la registrazione dell’intervista a Belve. «Credevo che avrebbe colpito la notizia che non ho più il busto del Duce. Ma qui ogni giorno ce n’è una nuova», dichiara al Corriere della Sera il presidente del Senato. Per la seconda carica dello Stato il problema è rappresentato dal fatto che le dichiarazioni sono state anticipate prima della messa in onda. Invece, per l’opposizione restano parole inadeguate anche per il ruolo che ricopre. «Io ho solo risposto alle domande: non ho introdotto alcun tema. Si può discutere se fossero adeguate. Ma è chiaro che se vai in un programma così rispondi secondo lo spirito della trasmissione». Ignazio La Russia sostiene di aver risposto a titolo personale e sinceramente, quindi in quel momento non voleva né essere ipocrita né fare l’istituzionale. Riguardo l’opportunità di accettare l’intervista, l’esponente di Fratelli d’Italia chiarisce di averlo fatto per «gentilezza nei confronti della conduttrice che insisteva» e per la quale prova stima.



Una rettifica però la fa in relazione alla risposta alla domanda su un eventuale figlio gay: «Avrei dovuto dire: non ce l’ho, non lo so. Dovendo ipotizzare che sentimenti avrei avuto in quella situazione ho detto che da eterosessuale avrei provato un “leggero dispiacere” se non fosse stato simile a me». Ignazio La Russa ribadisce il paragone calcistico, ma aggiunge: «Certo non per questo gli avrei voluto meno bene. Avrei rispettato la sua identità». È convinto sia normale che un genitore voglia che il figlio gli assomigli, ma spiega anche che la questione sia intima e personale. «L’importante è che si sia rispettosi dell’identità altrui. E chi mi conosce sa che lo sono sempre stato».



“FASCISMO? IO IL MENO NOSTALGICO NEL MIO PARTITO”

Invece, per la comunità Lgbt, Ignazio La Russa colpevolizza i figli gay. A tal proposito, nell’intervista al Corriere cita Anna Paola Concia, esponente di primo piano della comunità Lgbt, secondo cui non era sbagliata la risposta, bensì la domanda, perché «non si va a indagare su qualcosa che ormai non dovrebbe più essere sindacato. Dovrebbe essere scontato il rispetto di tutti». Il presidente del Senato evidenza che il tema non è un problema a destra, ricordando che nel Fronte della gioventù c’erano due dirigenti che avevano una relazione e fondarono il primo cinema gay di Milano. «Uno di loro poverino subì un’aggressione da estremisti di sinistra e rimase a lungo tra la vita e la morte». Eppure, c’è chi lo accusa di essere fascista: «In realtà nel mio partito sanno che sono sempre stato, sin da ragazzo, il meno nostalgico. Prima si appigliavano al busto del Duce. Adesso che l’ho dato a mio sorella cosa rimane?».



U’altra critica che non gli può essere mossa, aggiunge, è di essere poco gentile con le donne: «Lo sono sempre stato. Con tutte. Chiedete a Luxuria ad esempio». Ritiene, infatti, di essere stimato per un episodio che risale al primo giorno di legislatura di Luxuria: «Me la presi con un assistente parlamentare che non le aveva dato una rosa distribuita a tutte le altre donne. E gliela diedi. In realtà, io le donne nel programma le ho difese». La Russa sottolinea di difendere le donne: «Dire che ci sarà la parità solo quando ci saranno al vertice donne brutte, grasse e stupide così come ora ci sono uomini brutti, grassi e stupidi è attaccarle o difenderle?». Infine, non si pente di aver preso parte a Belve: «Non mi interessa l’opinione di chi mi attacca a prescindere ma di chi mi conosce. E sa una cosa? Credo che la stragrande maggioranza di chi ha visto il program- ma non mi criticherebbe».