L’avvocato Stefano Benvenuto, legale della 22enne che ha denunciato Leonardo Apache La Russa (figlio di Ignazio La Russa) per stupro, è a caccia di testimoni e soggetti che avrebbero potuto avere un ruolo attivo nei reati su cui indaga la procura. Le chiama “indagini difensive”, importanti per individuare quante più persone e riuscire a ricostruire quanto accaduto nella notte del 18 maggio scorso. «L’obiettivo è chiudere il cerchio identificando i soggetti che possano portarci alla verità. Per noi è prioritario. Li stiamo cercando uno ad uno. Questa è una promessa che ho fatto alla famiglia in prima persona», conferma l’avvocato a Repubblica.
Si sta cercando nella movida, invece non si esprime quando gli viene chiesto se cercano anche il dj di cui si parla nella denuncia, l’altro giovane che avrebbe avuto un rapporto sessuale con la 22enne. «Su questo non dico nulla». Nel frattempo, la presunta vittima dello stupro «è ancora sconvolta». Il legale spiega che «aveva paura a esporsi, ma anche vergogna a raccontare fatti personali». Ma l’ha rassicurata, «dicendole che l’Italia si basa sulla parità tra uomo e donna, uno dei principi cardine della Costituzione. Se una ragazza ha subìto, è giusto che debba sapere la verità».
L’ATTACCO A IGNAZIO LA RUSSA “HA FATTO UNA COSA GRAVE”
Il legale della 22enne contesta le dichiarazioni di Ignazio La Russa, padre dell’indagato, pur comprendendole da padre. «Però è anche presidente del Senato. Dal punto di vista istituzionale non può fare quelle dichiarazioni. Il mio non è un attacco politico, né personale. La Costituzione attribuisce esclusivamente alla magistratura il compito di appurare i reati. E la violenza sessuale non c’è solo in caso di costrizione, ma anche se si abusa di condizioni di inferiorità psicofisica». L’avvocato Stefano Benvenuto precisa di non voler accusare nessuno, ma di lasciare l’ultima parola alla magistratura. A sorprenderlo è invece il fatto che Ignazio La Russa contesti il fatto che la denuncia sia arrivata dopo 40 giorni: «È stato lo stesso legislatore, non molto tempo fa, ad aver voluto ampliare il tempo utile per le querele di violenza sessuale. Proprio per dare il tempo alla vittima di trovare la forza per denunciare».
Il legale a Repubblica riferisce di essere stupito anche in riferimento alla dichiarazione sull’uso della cocaina da parte della sua assistita: «Ricordo che nel 2013 l’Italia ha firmato la Convenzione di Istanbul con la quale gli Stati firmatari si prodigavano a rimuovere le circostanze che portano alla vittimizzazione secondaria delle donne. La seconda carica dello Stato ha fatto una cosa contraria agli obblighi di quella Convenzione. Mi pare una cosa gravissima». Infine, conferma che il presidente del Senato ora si ritrova ad essere testimone, avendo dichiarato di aver visto la ragazza a letto: «Ha confermato che lei era lì, nel letto del figlio. Ora io non ho più necessità di dimostrare la presenza della ragazza nella loro abitazione: lo ha fatto lui».