COSA HA DETTO IL PRESIDENTE DEL SENATO SULLA RIFORMA DEL PREMIERATO E PERCHÈ LA SINISTRA È INSORTA
No, il Presidente del Senato Ignazio La Russa non ha chiesto di limitare i poteri del Colle, né chiesto che la riforma sul Premierato arrivi a modificare la Costituzione per togliere peso specifico al Presidente della Repubblica. Il caso politico però è letteralmente scoppiato dopo i tradizionali auguri di Natale con la Stampa parlamentare del Presidente di Palazzo Madama, avvenuto lo scorso 18 dicembre 2023. La Russa nell’incontrare i giornalisti ha fatto il punto sul tema delle riforme, in particolare su quella costituzionale approvata dal Governo Meloni e verso il lento iter parlamentare da cominciare nel 2024.
«I poteri costituzionali del Presidente della Repubblica non verranno intaccati dalla riforma, nel senso che nessuno degli articoli che li riguardano verrà modificato», spiega uno dei fondatori storici di Fratelli d’Italia, ora a capo del Senato. Allo stesso tempo però – e qui nascono le polemiche delle opposizioni – La Russa aggiunge «c’è una Costituzione materiale ormai che attribuisce al Capo dello Stato poteri più grandi di quelli che originariamente la Costituzione prevedeva e un’elezione diretta del presidente del Consiglio potrebbe ridimensionare l’utilizzo costante di questi ulteriori poteri, ridimensionarli non eliminarli». Per il Presidente del Senato sarebbe un atto di salute per la nostra Carta, e non un atto di debolezza, l’approvazione di questa riforma (anche se La Russa ha ribadito di preferire personalmente l’elezione diretta del Capo dello Stato) «lascerebbe ai presidenti della Repubblica quei compiti che i padri costituenti vollero in larga parte e che i presidenti hanno dovuto meritoriamente allargare nel tempo per supplire alle carenze della politica, tra le quali quella della necessità della politica di difendersi dalla durata troppo breve dei governi».
LA RUSSA REPLICA: “TOTALE RISPETTO PER MATTARELLA, CHI NON CAPISCE PER ANALFABETISMO COSTITUZIONALE…”
Dal Pd al M5s, dai Verdi a Sinistra Italia fino ad alcuni eminenti giudici e docenti di Diritto Costituzionale: le dichiarazioni di La Russa non sono piaciute al Centrosinistra che vi ha visto un pericoloso attacco all’indipendenza del Quirinale e in particolare all’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il sostanziale “silenzio” del Colle (sul merito, avendo invece parlato di altri temi come le strutture europee) da 24 ore sul caso ha poi alimentato dietrologie e retroscena su addirittura ipotesi di dimissioni del Presidente al secondo mandato quirinalizio.
«La Russa ha gettato la maschera su quale sia il vero obiettivo della riforma del premierato: ridurre gli attuali poteri del Presidente della Repubblica, nonostante la maggioranza degli italiani abbia sempre “dimostrato di avere piena fiducia nell’operato del Quirinale», attacca il deputato Pd Federico Fornaro, incalzato anche dal collega dei Verdi, Angelo Bonelli «un attacco così diretto al Capo dello Stato non può che richiedere dimissioni immediate». Al sostanziale “giù le mani” invocato dalla sinistra contro il Presidente del Senato ha portato ore dopo alla replica di Ignazio La Russa con una nota piccata che spiega nel merito il perché siano state travisate “dolosamente” le sue stesse parole con la Stampa parlamentare: «Colpa mia, che dimentico sempre che quando si parla di riforme bisogna stare attenti a chi non capisce per analfabetismo costituzionale o a chi fa finta di non capire per inveterata malafede».
L’inquilino di Palazzo Madama difende il suo giudizio sulla riforma del Premierato – considerata «la meno invasiva per i poteri del Presidente, per i cambiamenti della Costituzione» – e non accetta le polemiche lanciate dalle opposizioni: «tutti i giornalisti presenti alla cerimonia dello Scaldino hanno capito bene, credo, le mie parole sul progetto di riforma costituzionale futura che non modifica i poteri del Presidente della Repubblica. Il totale rispetto verso il Presidente Mattarella è tanto ovvio quanto conclamato». Il tema è molto chiaro: il punto espresso da La Russa – così come il vulnus centrale della riforma del Premierato – non è diminuire i poteri costituzionali del Quirinale ma di tornare a considerare proprio quanto inserito dai padri costituenti nella Carta del 1946. Seguire la Costituzione, non “interpretarla” come da diverso tempo i vari inquilini del Quirinale si sono visti “costretti” ad andare oltre le proprie prerogative per supplire ad eventuali mancanze di Parlamento e politica.