IL PRESIDENTE DEL SENATO VUOLE MODIFICARE LA CARTA SUI RAPPORTI TRA POLITICA E MAGISTRATURA: COSA HA DETTO IGNAZIO LA RUSSA

Un lungo e complesso “puzzle” nei rapporti tra politica e magistrati si sta profilando in queste giornate dopo la decisione del Tribunale civile di Roma sui 12 migranti “rimpatriati” dall’Albania: secondo il Presidente del Senato Ignazio La Russia, nel giorno in cui il Governo si appresta a presentare un nuovo decreto sul tema immigrazione per superare l’impasse sui rimpatri, occorre al più presto far fronte ai tanti “casi grigi” in cui la magistratura alle volte sembra “sconfinare” nella politica. Casi grigi che indicherebbero la necessità di una riforma della Costituzione sui rapporti stessi tra politica e magistratura, tra Governi e giudici, tra il concetto di giustizia e la sua applicazione.



Intervistato dal quotidiano “La Repubblica” La Russa parla l’indomani del botta-risposta tra Meloni e l’ANM, dopo le dichiarazioni del Ministro della Giustizia Carlo Nordio sulla sentenza “abnorme” del caso Albania e dopo anche lo “scoop” sulle mail dei magistrati di Magistratura Democratica contro il Governo: lo storico militante FdI non ritiene vi sia una fetta di magistrati pronta ad attaccare il Centrodestra, semmai vi sarebbero dei casi isolati. Il punto secondo La Russa è però un altro: «credo che alcuni magistrati vogliano affermare la propria visione di società e della politica attraverso la giurisdizione». Il Presidente del Senato ritiene che parlare di “Costituzione progressista”, come rivendica il n.1 dell’ANM Santalucia, sia errato in quanto semmai si può definire “antifascista” ma formata da anime molto diverse, come liberali, cattolici, conservatori e non solo comunisti e socialisti.



IL “CASO ALBANIA” SECONDO LA RUSSA: I LIMITI DEI GIUDICI E DOVE POTER INTERVENIRE

Ma la vicenda legata al protocollo Italia-Albania nascerebbe da una concezione “grigia” dei rapporti intesi fra parte della magistratura e la politica nazionale: secondo Ignazio La Russia, è proprio nelle trame complesse come la vicenda dei migranti da rimpatriare che alle volte si può voler affermare la propria visione del mondo in maniera forzata usando lo strumento giuridico. Il n.1 del Senato chiede che i giudici possano rispettare ruolo e concezioni della politica, senza per questo venir meno alle proprie legittime funzioni: «dobbiamo chiarire questa zona grigia. Perché altrimenti non si capisce quale sia il confine tra le funzioni della giustizia e quelle della politica».



È su questo punto che La Russia ritiene giusto normare e modificare eventualmente il Titolo IV della Costituzione in quanto i rapporti ad oggi tra opposizione, maggioranza e magistrati non sembrano affatto funzionare e vi sarebbe anche un’origine di queste problematiche. «Dopo Tangentopoli non è stato più così», denuncia ancora il Presidente del Senato a “La Repubblica” considerando alcune “uscite” e decisioni di una parte minima dei giudici come un “dente avvelenato” contro la politica. Ribadendo che la sua resta una visione non strettamente legata all’azione del Governo, di cui non fa parte essendo rappresentante di un organo dello Stato, La Russa ritiene che nel merito del caso migranti-Albania parlare di Egitto e Bangladesh come “Paesi non sicuri” è alquanto opinabile e non dovrebbero essere dei giudici a definirlo: per il politico ex AN e MSI, non si può da un solo caso definire la sicurezza di uno Stato, come ad esempio l’orrendo omicidio di Giulio Regeni avvenuto al Cairo. Per il Presidente di Palazzo Madama, se si usasse questo criterio, allora l’Italia con il caso Shalabayeva, o Brasile e Francia che ospitavano ex BR, «o i Paesi come gli Usa dove vige la pena di morte» non potrebbero essere considerati “sicuri” per il rimpatrio. È per questo che, secondo La Russa, l’accordo siglato sui migranti da rimpatriare con il Governo albanese rappresenta l’esatto contrario di una norma disumana bensì un messaggio da inviare ai trafficanti: «se venite illegalmente rischiate di finire in Albania. Li scoraggia. Non sono soldi buttati, ma investiti per invertire una tendenza».