Il professore di storia Sergey Medvedev,  specializzato nel periodo post-sovietico, ha rilasciato un’intervista al quotidiano francese Le Monde, nella quale ha parlato del conflitto in Ucraina spiegandolo in chiave storica ed inquadrandolo nella tradizione della società russa, da sempre caratterizzata da un atteggiamento bellicoso che fa parte del codice d’onore simile a quello della malavita e che è alla base di una mentalità comune nella popolazione. Il paese infatti, fin dai tempi antichi ha sempre combattuto contro un nemico, che sia una nazione vicina o anche la cittadinanza stessa quando questa si oppone all’ideologia comune del popolo.



Nel suo ultimo libro “Una guerra made in Russia“, Medvedev ha analizzato la questione della violenza come parte integrante della logica e del modo di agire tipico delle istituzioni pubbliche, non solo quando ci sono i conflitti in corso, ma anche come opera di repressione per non fare avanzare le classi sociali e monopolizzare i poteri dei leader. Tutto ciò ha ridotto il valore della vita umana, e negli anni ha portato il governo a potenziare l’obiettivo di diventare “Una minaccia come superpotenza bellica” piuttosto che progredire in campo industriale e nell’agricoltura.



Sergey Medvedev: “Violenza alla base della società in Russia, Putin è l’incarnazione del fascismo staliniano”

Sergey Medvedev, storico russo, ha sottolineato come l’ideologia della violenza che è alla base della società abbia avuto un ruolo fondamentale in tutti i conflitti portati avanti dal paese fin dai tempi post sovietici. Nell’intervista rilasciata a Le Monde infatti ha affermato anche che da sempre la scala dei valori con la quale si devono misurare le persone, è basata sull’onore e sulla capacità di combattere, come dimostrano ad esempio alcune pratiche comuni.



Citando uno studio sociologico effettuato in Siberia, lo scrittore afferma che il fenomeno del disprezzo nei confronti delle donne è molto diffuso, tuttavia gli uomini devono dimostrare alle loro mogli di poter far fronte alle esigenze economiche della famiglia e che sono disposti a combattere e morire in guerra per essere considerati coraggiosi e valorosi. Ora l’occidente deve capire che il totalitarismo non è finito, ma anzi prosegue con grande consenso grazie alle politiche di Putin che rappresenta l’incarnazione vivente del nuovo fascismo staliniano.