La notizia che entro una settimana la Russia di isolerà da Internet applicando una norma approvata nel 2019 dalla Duma che prevedeva questa eventualità in caso di minaccia alla sicurezza dello Stato apre le porte ad alcune interessanti riflessioni su quali scenari ci riserva il prossimo futuro. 

Partiamo dal più ovvio. La guerra convenzionale sta diventando sempre più cruenta e l’opinione pubblica, anche in un Paese non propriamente democratico, potrebbe avere un peso. Isolarsi dalla rete significa praticamente azzerare qualsiasi informazione che non sia stata preliminarmente vagliata dal Governo. Un secondo scenario riguarda la possibilità che gli attacchi cyber rivolti contro Mosca siano qualcosa di più di una banale seccatura. In definitiva,  dalle notizie che arrivano in merito, ma sarebbe meglio dire che non arrivano, è estremamente difficile capire se i gruppi di attivisti o chi per essi abbiano colpito delle infrastrutture critiche e con quali risultati. 



Infine, vi è una terza ipotesi di gran lunga più inquietante. Putin ha più volte affermato che considera le sanzioni economiche un atto di guerra e come potrebbero esacerbare la situazione. Se scartiamo l’opzione che ricorra al suo arsenale nucleare, i cui effetti sarebbero devastanti anche per la Russia stessa, allora si potrebbe avanzare un’altra ipotesi. In questo contesto l’isolamento dei propri sistemi sarebbe il momento appena precedente a un attacco cyber su vasta scala. 



Chi ha buona memoria ricorderà gli effetti di malware come WannaCry e NotPetya nel 2017, il cui vero problema era quello di non distinguere tra amici e nemici. Sistemi tendenzialmente isolati consentirebbero di limitare i danni. Inoltre, renderebbe difficile attribuire l’aggressione direttamente al Cremlino, anche perché con certezza partirebbe da un altro Paese, magari sembrerebbe giungere dall’Ucraina stessa o da qualche suo cyber-alleato. La Russia, a quel punto, potrebbe “ufficialmente” affermare che la disconnessione dei suoi sistemi era stata determinata proprio dal sospetto di un imminente attacco di grandi dimensioni e particolarmente distruttivo. 



Se le conseguenze dovessero essere molto gravi e su scala globale le carte in tavola si rimescolerebbero, soprattutto se qualcuno ventilasse l’ipotesi di avere un modo per arrestarlo. Sono sempre stato convinto che chi si occupa di cybersecurity non può permettersi il lusso dell’ottimismo e di credere di essere fortunato: proprio per queste ragioni, mi preoccuperei dell’ipotesi di attacco su vasta scala.

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