Che cosa vogliono i No Tav? Fermare la costruzione dell’opera non sembra esaurire il senso della loro scelta. La lotta, i processi, il carcere, la guerra, le scelte individuali sono occasioni di cui dispongono nel tentativo di dare dignità alla loro vita. Presentato in anteprima al 40° Torino Film Festival, La scelta di Carlo Augusto Bachschmidt racconta da un punto di vista diverso uno dei movimenti che più hanno segnato la storia recente italiana.
C’è una narrazione sbagliata del mondo No Tav?
Si tratta di punti di vista, ogni cosa la si può vedere in diversi modi. Le immagini e i racconti delle azioni alle reti del cantiere, che sono ciò che resta nell’immaginario, sono un racconto parziale. Sono pochi i giornalisti che sono stati in Val di Susa a raccontare la lotta, non solo attraverso qualche azione ma ascoltando le ragioni ormai decennali di queste persone. Il nostro obiettivo non era raccontare le ragioni del no, ma capire i motivi più radicati nelle singole individuali che permettessero a queste persone di continuare a restare dentro un movimento malgrado le non risposte che hanno ricevuto in questi anni.
Il cammino del movimento No Tav parte da lontano…
Loro hanno iniziato trent’anni fa un cammino molto rispettoso delle istituzioni, ma hanno sempre ricevuto delle risposte di non interesse al confronto. Negli anni questo movimento si è in parte radicalizzato e una parte ha agito contro i cantieri installati. A noi interessava capire cosa permettesse a queste persone di continuare a stare in questa lotta malgrado le ‘sconfitte’ che hanno ricevuto.
Cosa ha scoperto dal punto di vista umano?
Ciò che mi ha sorpreso è la necessità di dover dare senso a questa scelta che loro hanno fatto. Normalmente i movimenti sociali si oppongono a decisioni già prese che vengono imposte dall’alto. Loro hanno dato un senso al loro percorso personale. Il primo elemento che emergeva dai loro caratteri è questo senso di dignità che non accettava compromessi. Quando sono arrivato in Val di Susa, loro avevano già capito di non poter risolvere la vicenda per le vie istituzionali e di dover allargare la partecipazione. Per loro è importante condividere con altri il desiderio di poter discutere di questa opera. Sono anche persone molto diverse tra loro, appartengono a mondo diversi, ma sono accomunati da questa tensione umana che si traduce in una determinazione che altro non è che un modo di fare politica dal basso. Purtroppo, però, si discute sempre delle loro azioni alle reti e poco del merito dei contenuti.
Dal documentario emerge che i manifestanti non hanno mai ricevuto una risposta dallo Stato, al massimo dalla polizia…
Credo che questa sia una costante. La polizia non ha un ruolo politico, mentre la politica delega le questioni di cui non vuole occuparsi, lasciando che questi contesti siano solo un problema di ordine pubblico. Ciò da l’idea chiara di come la politica gestisca le minoranze. Le forze dell’ordine dipendono dalle scelte politiche del governo di turno.
La sottosegretaria Montaruli ha criticato il Torino Film Festival per aver ospitato l’anteprima del film…
Io ho letto la notizia sui giornali prima della presentazione del film. Mi è sembrato fin da subito che la sottosegretaria avesse da dire qualcosa al direttore del Festival più che a noi. Anche perché se avesse visto il film avrebbe contestualizzato meglio ciò che ha scritto. Lei ha commentato quanto ha letto su internet riguardo le note degli autori. Noi non abbiamo nulla da dire rispetto a questa sua critica, però ben vengano i confronti anche con esponenti istituzionali. Le minoranze in un sistema democratico dovrebbero essere preservate e non ghettizzate o trattate come sono state trattate finora.
“La scelta” conferma che gli attivisti No Tav non si fermeranno mai.
Sì, questo è quello che abbiamo registrato in questi anni. Nel 2020 ci siamo fermati per il Covid, ma si sono riattivati subito. I lavori del Tav continuano. Sono impegnati già da anni sui processi. Credo che continueranno a lottare, la determinazione c’è. Gli anni passano, si aggiungono nuovi soggetti: a differenza di altri movimenti sociali, quello No Tav è un movimento intergenerazionale.