Anche gli sceicchi piangono. È il responso del Madrigal e della notte da sogno che ha proiettato il Napoli di De Laurentiis proprio al fianco di quello maradoniano. Una vittoria che vale più di 3 punti quella ottenuta sul campo del, poi non così rassegnato, Villareal. Resa ancora più difficile dalla condotta di gara (non sempre regolare) tenuta dagli uomini di Garrido e dall’emozione, nemica giurata di una squadra non ancora abituata a calcare certi palcoscenici. Una squadra bloccata nella testa ancor prima che nelle gambe, quella osservata nel primo tempo, a tratti imbrigliata dal fraseggio iberico ma soprattutto frenata dall’obbligo di vincere al cospetto di un Villareal libero da ogni pensiero. È bastato però un tiro di Inler per scuotere le fondamenta dell’instabile muro giallo, una sassata mancina del turco-elvetico (da stanotte anche un po’ più napoletano) per riscrivere la storia e ricordare che non sempre i soldi fanno la felicità. Ben lungi dai miei interessi andare a cercare una morale pretestuosa (come se gli azzurri fossero stati costruiti con un tozzo di pane), semplicemente diverte constatare come in tempo di crisi e recessione tutti provino piccoli dispiaceri, anche tale Mansour, relegato all’Europa di serie B dalla formica azzurra che, per almeno altre due notti, avrà il diritto di sedersi al tavolo delle migliori squadre del mondo, al fianco di colossi come Real Madrid e Barcellona tanto per intenderci. Certo, bisognerà ricordarsi che si tratta di un sogno e, molto probabilmente, in quanto tale destinato a non durare, ma come tutti i sogni non resta altro che goderselo, perché per una notte pensare di potersela giocare alla pari con tutti non fa male a nessuno; sempre a patto di non perdere contatto con la realtà. Essere la cenerentola è bello, ma ti obbliga a fare i conti con le tue forze, ad essere consapevole del tuo ruolo e a non poter cedere neanche un centimetro, una lezione che gli azzurri hanno già sperimentato sulla loro pelle in campionato. Non è però la sera di riflessioni quella che segue la conquista del sottomarino giallo, è piuttosto la sera della gioia; la gioia di undici soldati innamorati che tornano in patria e vogliono semplicemente trovare l’abbraccio delle loro mogli, pronte, c’è da giurarci, ad accoglierli trionfanti allo scalo di Capodichino.
Per quanto riguarda il futuro e tutte le riflessioni del caso ci sarà la notte, da sempre dispensatrice di consiglio. Pronta ad ammonire in vista di un’altra insidiosa trasferta, quella in terra di Novara, da non fallire, per riconquistare anche il Bel Paese dopo aver messo un’importante bandierina sul Vecchio Continente. E allora che ci si lasci inebriare almeno per stasera, ci si ubriachi della gioia contagiosa di una città che da 21 anni attendeva una gioia simile facendo però attenzione che la sbornia non lasci postumi fastidiosi. La superbia è peccato capitale e porta in dote parecchie insidie e delusioni, per info rivolgersi a Manchester…