Tutto fa brodo. Specie in tempi di magra. Un due a zero secco, perentorio e praticamente mai in discussione. Nulla di trascendentale sia chiaro, una semplice vittoria e tre punti che mancavano da ormai quasi due mesi portati in una classifica ancora deficitaria. Guai a dare però per scontata la vittoria. La bestia nera Chievo poteva essere l’ennesimo ostacolo insormontabile per la Mazzarri band, la consueta “piccola” arrivata a Napoli per difendere lo 0 a 0 e pronta a sfruttare il minimo (mai davvero minimo) errore della difesa partenopea. Non è stato così. Merito, va detto, di una rete nata sugli sviluppi di un calcio piazzato; quell’episodio tanto atteso ed invocato, calato sulla fredda sera del San Paolo come manna dal cielo. Messaggero di grazia per l’infreddolito popolo partenopeo è il rientrante Britos, tempista nell’incursione aerea sul preciso cross di Lavezzi. Partita sbloccata e addio barricate clivensi. Non che il resto sia passerella, ma in vantaggio di una rete i compiti della squadra di Mazzarri sono sicuramente facilitati, nonostante un Lavezzi abulico e lontano dai suoi standard. Tocca allora al Matador Cavani cantare e portare la croce dell’attacco azzurro. L’uruguaiano, ancora una volta, come se poi ce ne fosse bisogno, dimostra la sua generosità e il suo attaccamento alla causa. Non si tratta del secondo gol di serata, realizzato su rigore e destinato a perdersi nella collezione di gemme messe a segno dall’ex Palermo in questi ultimi due anni, quanto per il continuo e incessante moto perpetuo che lo porta ad essere onnipresente. Profanamente uno e trino, lo si vede concludere verso la porta di Sorrentino e poi ripiegare nei buchi lasciati dalla retroguardia. Gli si può (e soprattutto deve), allora perdonare qualche passaggio a vuoto; qualche periodo di appannamento o poca incisività. La partita di stasera, serva da esempio, assurga ad emblema. Una gara nella quale il numero 7 azzurro appare tutto fuorché brillante. Reduce dalle critiche piovute sulla sua testa in settimana, il Matador ha l’occasione giusta al 38esimo minuto quando viene imbeccato dal filtrante di Hamsik, rischia di sprecare tutto scivolando ma sarebbe effettivamente troppo per uno come lui. Il valore di un calciatore si determina non dal numero di volte in cui cade, ma dalla sua capacità di rialzarsi. Ed è proprio così, da questa crisi e da questo scivolone, il Matador si rialza, sposta il pallone e guadagna il rigore del 2 a 0. In barba alle polemiche ed ai presunti torti arbitrali. Rialza la testa, va dal dischetto e fanno 20 in stagione: per la parola crisi passare prossimamente.
Nulla di eclatante, sia ben chiaro, semplicemente una risposta a chi aveva cercato nel Matador la fonte e causa principe degli ultimi risultati tutt’altro che esaltanti. La critica punti il dito inquisitorio verso altri uomini e reparti. Non si dia mai per scontato il lavoro di Cavani, perché anche nelle giornate più buie, quelle in cui la porta pare un lontano miraggio, un lampo di bagliore arriva sempre da quest’uomo che veste la maglia numero 7. Auguri Matador, la speranza è che nel giorno del tuo compleanno, dalle ceneri il Napoli ricostruisca un senso a questa stagione. Il tempo per farlo c’è ancora, il margine d’errore è però minimo.
(Massimiliano de Cesare)