NapoliAvanti tutta! Sull’onda emotiva della sbornia di Champions, il Napoli abbandona le ragioni di turn over e risparmio d’energie rispolverando i titolarissimi con la sola, piacevolissima, eccezione di Dzemaili. Lo svizzero preferito a Pandev per la sostituzione dello squalificato Hamsik, risulterà alla fine la vera arma in più per la compagine di Mazzarri che sorretta dalle forze nervose e dai quarantamila del San Paolo serve l’ennesimo sgambetto ad un’Inter troppo brutta per essere vera. Tutto facile dunque? Si fa presto a dirlo, soprattutto parlando a posteriori e non considerando le insidie nascoste nel posticipo contro la beneamata. D’accordo, la compagine di Ranieri (ancora per quanto?) non è la squadra più in forma del campionato ma la presenza di fenomeni assoluti, seppur logori e provati da un palmares di vittorie che toglie energie e fame, resta una trappola da non sottovalutare. Prova lampante di quest’affermazione la punizione di Sneijder allo scadere ed il colpo di testa di Pazzini sui titoli di coda dell’incontro. Highlights di una gara meritatamente vinta, ma comunque in bilico sino al triplice fischio di Bergonzi. Fosse entrata almeno una di queste due situazioni, staremmo oggi parlando dell’ennesima occasione sprecata e di altri due punti persi rispetto alle pretendenti per la Champions League. La storia non si fa con i “se” e con i “ma”, il calcio però vive di episodi e dunque alla legittima esaltazione per la quarta vittoria consecutiva deve, obbligatoriamente, essere accompagnata un’analisi distaccata dell’incontro. Non è stata una bella partita. Al cospetto di un Inter ridotta ai minimi termini, il Napoli ha proposto un calcio volitivo ma poco concreto; il fatturato di un primo tempo passato costantemente nella trequarti nerazzurra si riassume in una buona conclusione di Dzemaili, con annessa paratissima di Julio Cesar, e un colpo di testa di Cavani fuori non di molto: in fin dei conti davvero troppo poco. Parziale giustificazione possono essere le fatiche di coppa, ma la scarsa precisione nell’ultimo tocco non giunge nuova agli occhi del pubblico di fede partenopea. Fortuna vuole che la squadra in questa fase corra il doppio degli avversari, in particolar modo rispetto a quest’Inter, ed alla mancanza di un cervello sapiente sia affiancata l’esuberanza fisica della compagine di Mazzarri, ben alimentata dallo splendido lavoro di Pondrelli. Le disattenzioni della fase finale e il poco cinismo nel chiudere prima la pratica sono però campanelli d’allarme sul quale continuare a lavorare; oltre alla grande occasione di Pazzini c’è da dire che manca un calcio di rigore ai nerazzurri e che l’espulsione di Aronica è un’ingenuità non sempre assimilabile senza conseguenze.

Fanno comunque sperare: da un lato i sincronismi perfetti ritrovati dall’orologio elvetico, leggasi Inler e Dzemaili; dall’altro la spietata precisione di Lavezzi, mai così freddo sotto rete nella sua carriera ed ora giunto ad un punto di maturazione tale da giustificare la clausola rescissoria di 31 milioni posta sul suo contratto; a questo proposito non sarebbe meglio toglierla prima di pentirsene amaramente? In ogni caso, qualora il Pocho dovesse confermare l’istinto da goleador realizzando anche qualche gol banale oltre ai capolavori dell’ultimo periodo, allora si potrebbero aprire prospettive davvero interessanti per il futuro azzurro. Meglio però non andare troppo in là con la fantasia, volare troppo vicino al sole porta in dote spiacevoli conseguenze, ogni partita è una finale. Su questo punto Mazzarri ha ragione, specie dopo aver lasciato alle spalle troppo rimpianti.

 

(Massimiliano de Cesare)