Partiamo da una doverosa premessa: un punto al San Siro, in condizioni normali è un punto da non buttare mai. Il valore degli avversari, la tradizione (negativa anche ai tempi del grande Diego) e le mille insidie nascoste dallo stadio milanese, sono tutti fattori che solitamente fanno risultare la trasferta lombarda piuttosto indigesta per la squadra partenopea; indipendentemente dal fatto che ci si trovi di fronte all’Inter o al Milan. Milano, insomma, raramente è stata fonte di gioia per i colori azzurri. Chiuso questo dovuto preambolo, e considerando anche il precedente positivo del 3 a 0 rifilato all’Inter a domicilio, si arriva a questa gara confidando (come ogni anno) che sia la volta buona. Sfatati numerosi tabù voglia mai il cielo debba cadere anche questo? La vigilia però, complice i risultati deludenti raccolti nelle ultime settimane, non è di quelle più sentite. La pareggite che ha afflitto la squadra partenopea nelle ultime uscite non lascia presagire schiarite all’orizzonte e quindi, comunque alimentato da quel pizzico di scaramanzia immancabile nel popolo azzurro, il pessismo la fa da padrona. Il responso del campo, purtroppo, non sbugiarda le attese della vigilia o, se lo fa, lo fa senza che ce ne si accorga. Non si perde, d’accordo, ma solo per quanto riguarda il punteggio finale. Si raccoglie un punto, l’ennesimo. Un’altra mezza sconfitta che, unita alle numerose già accumulate sul percorso, traccia il quadro di una classifica preoccupantemente anonima, in cui il terzo posto è più distante di quanto lo sia la zona destra del tabellone. Un vero peccato, perché, per come si era messa la partita, partendo da quest’oggi si sarebbero potuti riscrivere i connotati di un intero campionato con tutte le (ormai ipotetiche) dirette concorrenti bloccate. Mai come quest’oggi, nelle ultime stagioni, i tre punti contro i campioni d’Italia erano a portata di mano. Un approccio di gara autoritario ed una solidità difensiva insolita sembravano il preludio all’ennesima sorpresa regalata dalla squadra di Mazzarri, un’autorità disgregatasi con il passare dei minuti sino allo scempio dell’avvio di ripresa, in cui solo il miglior De Sanctis può evitare un tracollo che sarebbe ampiamente meritato. Proprio quando lo svantaggio pare solo questione di tempo, però, arriva inaspettato e gradito, il regalo di Ibrahimovic che si fa cogliere con le mani nella marmellata mentre reagisce alle provocazioni di Aronica. Nemmeno lo schiaffo dello svedese tuttavia riesce nell’impresa di svegliare questo Napoli.

Nonostante la superiorità numerica gli azzurri non cambiano mai passo e rischiano addirittura il tracollo, esibendo un timore reverenziale che non ha ragione d’esistere contro un Milan ben lontano dai suoi standard abituali. Le mosse di Mazzarri, tardive e poco coraggiose, conducono in porto un pareggio che vale 0 punti. Settimana scorsa sono stati gli errori degli arbitri lo schermo dietro al quale nascondere il passo falso dei partenopei, in altre occasioni è tornato utile l’impegno della Champions League, in altre ancora le pressioni della piazza. Ammessa l’influenza di tutti questi fattori c’è però da capire, in seno alla società, che non sono altro che concause da unire al problema principe. La formazione di Mazzarri ha dei limiti, strutturali e concreti, talvolta imputabili al tecnico, altre da ascrivere ad una campagna di rafforzamento non adeguata come si è voluto far credere ad inizio stagione. Ci diranno che gli obiettivi stagionali sono in linea con le aspettative della società, ma a questo tifo ed a questi tifosi chi ci pensa? Chi spiegherà che la loro legittima aspirazione ad ambire a posizioni di vertice debba rimanere solo una chimera. Nessuno ha chiesto lo scudetto ora e subito, ci si aspetta solo che la squadra con il quarto bacino d’utenza italiano svolga il ruolo che le competa all’interno della Serie A.

 

(Massimiliano de Cesare)