“Ma Edi non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore…”. Negli occhi di Cavani dopo l’errore dal dischetto si condensa un microcosmo di emozioni. C’è la paura per una partita che sfugge via inesorabilmente a causa dei soliti errori difensivi; ci sono le scorie dello Stamford Bridge, ma c’è anche la rabbia di chi non si rassegna. Perché dagli occhi affamati del Matador inizia una nuova bellissima storia, si riscrive una partita già chiusa. Edi non aveva paura, non è da questi particolari che si giudica un calciatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia; dalla capacità di rialzarsi e trascinare i propri compagni nel momento del bisogno. Serve l’impresa perché il Friuli è campo difficile e credere in una doppia rimonta con solo un quarto d’ora di tempo è convinzione da folli, nonostante l’uomo in più, specie dopo aver sprecato la più limpida delle occasioni. Ma Edi non ha paura ed è trascinato dalla rabbia del campione, dell’uomo ferito nell’orgoglio. Il primo ruggito è una punizione dal limite dell’area che cancella l’onta del rigore sprecato. “Non è da questi particolari che si giudica un calciatore” continua a ripetersi il Matador, mentre raccoglie la palla del sacco e la riporta al centro del campo. Non avrà le scarpette di gomma dura: tempi diversi rispetto a quelli cantati da De Gregori, un calcio diverso. Le storie però si incrociano, il cuore colmo di paura, gli occhi che schiumano rabbia e la voglia di non arrendersi mai, nemmeno di fronte al destino che pare avverso. È l’ottantacinquesimo di gioco quando Edi raccoglie un pallone che sembra stregato, accanto al piede lo tiene incollato, entra nell’area e tira senza guardare con il portiere che lo fa passare. Si perdonerà il plagio ed il riadattamento, ma la capacità di raccogliere alcune categorie esemplari è propria dell’arte. Ecco perché Edi si reincarna nel Nino narrato dal principe dei cantautori con una naturalezza disarmante. Non è da un rigore sbagliato che si giudica un calciatore, la leva calcistica dell’87 ne è la più chiara e lampante dimostrazione. Certo, sarebbe bello avere in squadra anche un giocatore meno coraggioso, altruista e fantasioso, ma capace di realizzare l’inezia di un calcio di rigore. Questa però è tutta un’altra storia.

Per quanto riguarda il bomber di Salto, invece, un solo consiglio. Non avere paura Edi, di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia… Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette, quest’altro anno giocherà con la maglia numero sette… Sempre azzurra, si spera.

 

(Massimiliano de Cesare)