Si doveva vincere e così è stato. Non poteva essere altrimenti, contro questo Novara demotivato e privo addirittura di alcune individualità di rilievo qualsiasi altro risultato oltre la vittoria non sarebbe stato tollerato. La squadra di Tesser si è così rivelata il perfetto agnello sacrificale da immolare sul tempio della crisi. Due reti e tre punti che non cambiano il volto della stagione, ma permettono di uscire dal punto più basso dell’anno, se non con un sorriso, almeno senza il broncio. Il terzo posto resta a tutti gli effetti una chimera, un sogno da riporre nel cassetto in attesa di tempi migliori (che non è comunque escluso possano arrivare a breve). L’obiettivo unico e principe deve essere ritrovare lo smalto perduto, ricaricare le pile e mettere il mirino sul 20 Maggio, lavorare in funzione di quella data. Il giorno in cui, lì sì, può esser riscritta la storia della stagione. Inutile girarci attorno, a meno di improvvisi ribaltoni, sul bilancio della stagione peserà irrimediabilmente il risultato della finale di Coppa Italia con la Juventus. Un’ipotetica vittoria rivaluterebbe un po’ tutte le sensazioni. Ecco che il campionato altalenante verrebbe messo in secondo piano, gli ottavi di Champions diventerebbero un prezioso contorno al successo nella coppa nazionale. In caso contrario, invece, l’annata verrebbe archiviata come deludente. L’anno del “quasi”. Della quasi riconferma nell’elitè europea, della quasi vittoria di un trofeo e del quasi passaggio ai quarti di Champions. Un’ipotesi da scongiurare con ogni mezzo. Sapendo che il risultato di quella partita dipenderà anche da quanto fatto in queste settimane. Innanzitutto servirà ritrovare la fiducia ed una solidità difensiva da testare in impegni più probanti. Poi bisognerebbe evitare l’utilizzo ossessivo dei titolarissimi, quello che ha prosciugato anzitempo le energie della squadra partenopea, costringendola alle pessime prestazioni delle ultime settimane. L’ultima uscita non serve a cancellare quanto precedentemente visto, anzi, piuttosto conferma alcune sensazioni. Gli uomini di Mazzarri continuano a rischiare un po’ troppo lì dietro e devono ringraziare la sterilità offensiva dei piemontesi, mai realmente pericolosi nella sedici metri azzurra. Mazzarri, dal canto suo, ritrovando Maggio riacquista spinta sulle corsie laterali, ma ancora una volta si mostra troppo conservativo e cocciuto nelle sue mosse. La scelta di lanciare Dzemaili sulla trequarti al posto del giovane Vargas si potrà anche rivelare indovinata per quanto riguarda i 90 minuti di gioco, ma è poco previdente in chiave futura.

Non reggono più le scuse. L’esclusione nel giorno in cui Lavezzi è assente e Pandev squalificato, difficilmente può aiutare un ragazzo giovane come il cileno. Quello con il tutt’altro che irresistibile Novara sarebbe stato il test ideale per lanciarlo nella mischia. Per testarlo dal primo minuto e fargli assaggiare una partita di serie A, dopo tanti scampoli di partita ingiudicabili. Un progetto che si presume debba fare affidamento sui giovani può contemplare questa inspiegabile prudenza? Cosa sarebbe successo cinque anni fa se Reja avesse preferito i vari veterani a dei giovani come Hamsik e Lavezzi? Saranno anche cambiati gli obiettivi, ma l’ostracismo verso il nuovo non sta comunque pagando. Da un lato si spremono sino all’osso i cosiddetti “titolarissimi” (o intoccabili?), dall’altro si crea sfiducia demotivando delle seconde linee che servirebbero come il pane.

 

(Massimiliano de Cesare)