Il filosofo Umberto Galimberti, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera, nella quale ha evidenziato i principali problemi della società, con particolare riferimento ai cambiamenti che sono avvenuti nelle relazioni familiari, ad impoverire l’autonomia dei più giovani. Il ruolo dei genitori, specialmente dei padri ha subito trasformazioni che hanno comportato alcune mancanze nell’educazione, come evidenzia lo psicanalista, che per primo si auto accusa di aver commesso errori con sua figlia: “Se quando torno a casa, dopo gli impegni per i progetti e il lavoro, ai miei figli resta solo un po’ di tempo da trascorrere davanti alla Tv, allora abbiamo sbagliato tutto“.



Una distrazione che è aumentata nel corso delle generazioni, delegando sempre di più il compito alle madri, i padri sono diventati sempre più amici e meno genitori non preoccupandosi degli aspetti psicologici e del mondo interiore, limitandosi a dare consigli pratici. Portando così i ragazzi a crescere con l’incapacità di affrontare le sfide della vita, senza una bussola morale, perchè non riescono a staccarsi dall’amore genitoriale incondizionato e dall’iperprotettività che ha aumentato la fragilità.



Umberto Galimberti: “La socializzazione ormai avviene solo attraverso gli schermi, telefoni e social impoveriscono facoltà di linguaggio”

Umberto Galimberti, analizzando i problemi dei più giovani, sempre più fragili, insicuri ed impoveriti nel linguaggio e nello sviluppo del pensiero, a causa dei rapporti familiari iperprotettivi e delle distrazioni dei padri, caduti nel mito del giovanilismo,  evidenzia un ruolo fondamentale in questi errori anche da parte della scuola. E sottolinea come, in particolare alle elementari, da quando è entrata in campo la psichiatria, gli istituti si sono trasformati in cliniche e sono aumentate le diagnosi di dislessia, asperger, autismo. Perchè: “I professori vogliono una ricetta per un corso scolastico privilegiato, alleggerito, semplificato, e per evitare rogne promuovono tutti gli studenti, anche quelli che non lo meritano“.



Su telefoni e social ai ragazzi lo psicanalista dice: “Sono favorevole che si diano i telefonini ai ragazzi. Sennò li si priva della socializzazione, che purtroppo avviene ormai solo attraverso questi schermi. Non ha nessun senso porre limiti, se non di tempo: per esempio non devono usarli a scuola“. Tuttavia, i nuovi mezzi di comunicazione hanno impoverito le facoltà di linguaggio, ed oggi l’intelligenza è passata da sequenziale a simultanea, cioè si punta direttamente all’immagine più che alla lettura e quindi: “È chiaro che poi saltano fuori disgrafici e dislessici“.