Lo scrittore americano Daniel Mendelsohn ha parlato del conflitto tra Israele e Hamas sulle pagine del Corriere, puntando il dito contro la tendenza comune in una parte della sinistra globale di faticare a condannare i crimini commessi dai terroristi. “L’azione di Hamas”, spiega, “è stata tremenda, penso sia stata concepita apposta per evocare ricordi dell’Olocausto e dei pogrom. Quelle storie di torture sono simili a quelle che ho ascoltato durante la mia infanzia”.



Tuttavia, Mendelsohn sottolinea di trovare ancora più scioccante che la sinistra globale dice sempre “che i palestinesi non sono Hamas. Eppure, quando gli innocenti israeliani vengono stuprati, uccisi, decapitati, la reazione è: bè, certo, cosa vi aspettavate? Come se queste persone fossero in qualche modo uguali al loro governo, che, come sappiamo, da anni agisce in modo molto provocatorio nei confronti del problema palestinese”. Inoltre, Mendelsohn si dice sconvolto dal fatto che “tra l’intellighenzia e gli accademici [c’è] un rifiuto a riconoscere che ciò che è stato fatto il 7 ottobre è un atto selvaggio, bestiale e criminale contro la popolazione civile. Un rifiuto che tradisce antisemitismo“.



Mendelsohn: “I social inquinano il dibattito su Israele”

Secondo lo scrittore Mendelsohn in generale “la sinistra intellettuale inquadra tutto in termini di potere. Israele non può che essere cattivo perché è più potente e i palestinesi non possono che essere buoni perché non hanno potere”. Preoccupante, in tal senso, che “gli studenti vengono spesso addestrati a questi schemi, invece di essere spinti al pensiero critico. Israele è una potenza militare”, spiega, “per una ragione storica: è circondata da popoli che vogliono eliminarla”.

Per Mendelsohn, inoltre, il problema è che questo tipo di dibattito è pesantemente inquinato, in particolare dai social e dalle loro semplificazioni che portano le persone a prendere “delle posizioni insensate. Non ho memoria di alcun evento che abbia innescato un dibattito così problematico e diffuso. Sento che tutti gli elementi sui quali abbiamo riflettuto a lungo si stanno mettendo insieme nel modo peggiore possibile”, peraltro, conclude Mendelsohn, “proprio su quella che già di suo è la più incendiaria situazione politica del presente”.