Scoppia il caso de La sposa”, fiction di Rai Uno finita nel mirino dei veneti e dei calabresi, le due regioni protagoniste della stessa “serie tv”, ritenendola pregna di troppi pregiudizi. A riportare la notizia è il Corriere della Sera, che sottolinea anche le parole del presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti, letteralmente infuriato: «La serie è un falso storico che nuoce invece al racconto di una tragedia vissuta da molte italiane: paradossalmente i suoi cliché grotteschi e stereotipati mettono in ridicolo non solo i vicentini o i veneti, ma anche i calabresi e le donne calabresi e chi visse quella stagione». Nino Spirlì, ex presidente facente funzioni della Regione Calabria, aggiunge parlando de La Sposa: «Parlano una strana lingua che non corrisponde a nessuna delle lingue di Calabria. I matrimoni per procura si facevano al limite per terre lontane (Americhe, Australia, Belgio… ). Forse, alcune delle nostre donne sono partite per il Piemonte, o la Valle d’Aosta e la Liguria, dove si erano già installati gruppi di calabresi, ma certamente non per il Veneto, che era regione depressa più della Calabria».

Anche il quotidiano di via Solferino commenta critico: “C’è il tintinnio dei bicchieri nell’osteria, che fa passare l’idea di un’umanità rintronata dall’alcol. C’è il dialetto nelle varianti grevi e quasi impronunciabili”, ma anche le donne “come serve trattate peggio delle bestie”, poi il padre-padrone, “una nebbia perenne, case umide e sporche, miseria”, e ancora: “c’è l’intero catalogo dei luoghi comuni sul Veneto nella fiction tv”, quella di una sposa ambientata fra Calabria e provincia di Vicenza a fine anni ’60 “Storia carica di stereotipi e inverosimile”.

LA FICTION DI RAI UNO, LA SPOSA, NEL MIRINO DI CALABRESI E VENETI: LA REPLICA DI ENDEMOL

La pensa comunque diversamente la Endemol Shine Italy, l’azienda che ha prodotto la fiction di casa Rai 1, che invece non pensa che “La sposa” faccia ricorso a troppi stereotipi e che sia troppo lontana dalla realtà, in quanto “si ispira – spiegazione riportate sempre dal Corriere della Sera – a fatti documentati storicamente. Lo confermano anche le tantissime testimonianze che in questi giorni sono arrivate, anche sui social, di persone che si riconoscono, o riconoscono le storie delle loro famiglie, in quelle situazioni e in quegli anni”.

E ancora: “La Sposa è un racconto di fiction che vuole dare risalto a una storia di emancipazione e riscatto, con personaggi tutt’altro che stereotipati ma molto complessi e soggetti a una profonda evoluzione nel corso degli episodi”. Anche la Rai ovviamente spalleggia il suo prodotto e durante la presentazione Francesco Nardella, vice direttore di Rai Fiction aveva raccontato di “essersi riconosciuto pensando alle nostre nonne e zie a metà degli anni Sessanta, al rapporto con le donne nella società di allora. Qui c’è il racconto di un’Italia che cambia”.