Una grande Casa speciale, 2700 metri quadri di spazi coperti e magnificamente attrezzati, 3 mila metri quadri di area verde e giochi all’aperto. Il tutto per 90 ragazzi e adulti che soffrono di disturbi nello spettro autistico o della sindrome di Asperger. È ciò che, a partire dal 2016, la Fondazione Progettoautismo Fvg (Friuli Venezia Giulia) ha realizzato a Feletto Umberto, nell’hinterland a nord di Udine, per iniziativa di Elena Bulfone ed Enrico Baisero, i genitori di Alessandro, un ragazzo autistico alto e magro, che oggi ha 25 anni.



E per festeggiare i 15 anni di attività, la Fondazione nata nel 2006 ha inaugurato nei giorni scorsi un terzo gruppo di nuovi appartamenti per ragazzi, una nuova palestra esterna a loro dedicata e un murales di 320 metri quadrati. Quest’ultimo è un “portale per l’infinito”, realizzato da un collettivo di artisti che ha valorizzato la cifra stilistica dei ragazzi ospitati nel centro diurno.



Ma non ancora soddisfatti di tutto ciò, Enrico ed Elena hanno voluto pubblicare il libro “Incantesemâs”, dal sottotitolo “Destini uniti nella concretezza di un sogno”, per l’editore Gruppo P&B, con la prefazione di Toni Capuozzo, che racconta lo stravolgimento totale che la nascita del primogenito Alessandro ha portato nella loro vita, ma anche il cammino di resurrezione, fino alla realizzazione di questa grande Casa dedicata alle persone colpite dall’autismo.

“Avevo fatto un patto con il Padreterno” – racconta Elena nel libro – “non voglio nemmeno un euro, ma deve arrivare tutto il bene possibile alla Fondazione per i ragazzi, tutto il meglio, tutta la bellezza e la serenità che possiamo raggiungere. Non c’è nulla di più squallido di assistere persone fragili in ambienti deprimenti e tristi. La bellezza genera bellezza. Questa sarà la regola, il bello ci accompagnerà nel riscatto delle nostre persone”.



Tra le molte possibili, Elena Bulfone preferisce tradurre dalla lingua friulana “Incantesemâs” in “sotto incantesimo”, non per il richiamo alle fiabe, ma perché le persone autistiche sembrano proprio colpite da un pesante incantesimo. Però, a ben vedere, la stessa storia di Elena, Enrico e Alessandro sembra una grande fiaba, in cui nulla è scontato, ogni passo cela un combattimento per la vita, che ha rischiato normalmente l’inaridimento totale e perfino la morte.

Tra i tanti esempi che il libro riporta senza filtri e sconti, c’è quello della psicologa convinta che Elena fosse una “mamma frigorifero”, causa dell’autismo. Infatti, nella cartella clinica scrisse “la mamma non sa adempiere ai propri compiti genitoriali”. E “Nessuno lo diceva” a parole, “ma tutti velatamente lo pensavano. Annotavano sui loro taccuini la nostra angoscia. Per vedere se la causa era proprio in noi, per dar conferma di quegli studi fuorvianti in cui l’origine dell’autismo sta nell’incapacità della madre”.

Son dovuti passare 7 anni della vita di Alessandro e dei suoi genitori per arrivare alla diagnosi di autismo e, a quel punto, tanti specialisti si son sbracciati a dire che loro lo sapevano.

Però, annota Elena “dovevamo girare pagina. Erano le ragioni dell’autismo a muoverci verso alleanze che, all’inizio, ci parevano impossibili. Il perdono è la chiave di tutto, perdonarsi gli errori e perdonare quegli degli altri. Si cresce solo se si riesce a perdonare gli errori degli altri e i propri, farne un tesoro, per crescere come esseri umani. Avevo capito che allearsi col sistema, cercare di cambiarlo giorno dopo giorno, era la strada giusta. Se me ne dimenticavo, Ale era lì a ricordarmelo; non sopportava che io fossi arrabbiata: gli passavo come una scossa tutte le mie emozioni e ne pagavo le conseguenze. Nessuno si salva da solo. Solo un percorso di benessere collettivo poteva riscattare un destino difficile”.

Sempre accanto a Elena, il marito Enrico, che di lei racconta: “Eri una leonessa, non ti accontentavi di alcuna preda per il tuo Alessandro. Io ero addetto alla routine, a darci un tono di famiglia avvicinabile, o perlomeno affrontabile. Portai Ale in parrocchia e per un decennio fu la sua ‘società’. Non era né migliore né peggiore delle altre, ma almeno era accogliente, comprensiva, fatta di persone che sono responsabili di quel poco di bene che genera il bene assoluto. Un fuoco che la stupidità e il ‘secolarismo’ uccidono gratuitamente, convinti che un Gesù il Nazareno nasca ogni due giorni”.

Nei titoli di coda del presente sintetico richiamo a questo splendido libro, è necessario citare almeno alcuni dei molteplici miracoli accaduti in questa fiaba realissima, a partire dal miracolo dell’unione di Enrico ed Elena, che ha retto una prova tremenda. Ma poi alcuni altri miracoli portano il nome dei benefattori, che hanno messo a disposizione risorse ingenti (perfino uno dal Lichtenstein); i nomi di una sessantina di volontari dell’Ottavo Reggimento Alpini e della parrocchia di San Marco a Udine, che ogni anno donano gratuitamente oltre 8 mila ore di lavoro; i nomi dei politici di ogni colore che hanno sostenuto l’opera; le psicologhe irlandesi Kimberly e Mary, l’italiana Elena; la pediatra Ilaria che diagnosticò il reflusso che ha tenuto sveglio Alessandro per tanti mesi; la Regione Friuli Venezia Giulia che con il suo sostegno, a evitare che le famiglie si indebitino, come accade in tanti luoghi d’Italia, dove la riabilitazione è roba per ricchi, permette che i servizi di Progettoautismo Fvg vengano offerti gratuitamente o a prezzi sottocosto di mercato.

Chi desiderasse ricevere una copia del libro “Incantesemâs” può scrivere a info@progettoautismofvg e inviare un’offerta libera, seguendo le modalità indicate nel sito progettoautismofvg.org.

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